La pista ciclabile che c'è già costerà sette milioni di euro

Progetto del Comune di Milano per la corsia Duomo-Sempione. Ma è una finzione: le strade sono già tutte pedonali

La pista ciclabile che c'è già costerà sette milioni di euro

La pista ciclabile che c'è già costerà sette milioni e sarà pronta «nelle parti principali» tra due anni, in tempo per l'Expo. Questo, in sostanza, il paradossale contenuto del nuovo progetto sulla mobilità a due ruote varato dalla Giunta comunale, «tassello importante della trasformazione di Milano in una città sempre più accogliente, sostenibile e a misura di tutti», lanciato senza risparmio di aggettivi dall'assessore al traffico Pierfrancesco Maran e dalla sua collega dei lavori pubblici Carmela Rozza. Di fronte al brontolio crescente sui progressi a chilometro zero di una rete ciclabile che i referendum del 2011 promettevano di portare alla mirabolante lunghezza di trecento chilometri, il progetto Maran-Rozza punta a mettere in cascina almeno la realizzazione di un primo tratto, il «Duomo-Sempione»: che però, come si evince chiaramente dall'elenco delle vie coinvolte, va a toccare strade già quasi tutte pedonali, verdi, o che la pista ciclabile ce l'hanno già. Insomma, il nodo cruciale dello spostamento su due ruote - ovvero come fare convivere bici e auto nel traffico urbano - continua a non venire affrontato.
I cinque chilometri della «Duomo-Sempione» in realtà non partono da piazza Duomo ma da piazza Cordusio: e già qui si è scelto di non scegliere, perchè nè su via Orefici né su via Mercanti sono previsti percorsi dedicati alle biciclette. Dal Cordusio parte via Dante, che come è noto è pedonale da vent'anni, e dove la «pista» verrà realizzata semplicemente tracciando sulla pavimentazione una traiettoria suggerita ai velocipedi; da qui si arriva a largo Cairoli e piazza Castello, dove la pista continuerà come oggi a incrociare il traffico veicolare, ma con semafori dedicati; dopodichè inizia il parco Sempione, che i ciclisti in realtà possono già oggi tranquillamente attraversare, e dove peraltro sul lato orientale, ovvero via Legnano, una pista ciclabile esiste già da decenni; mentre sul lato occidentale, via Milton e via Alemagna, appare misteriosa la utilità di una pista che scorrerebbe parallela alla cancellata.
Tutto qui. Il piano «Duomo-Sempione» non affronta il tema cruciale, in una città a struttura concentrica come Milano, ovvero la percorribilità ciclabile dei raggi di accesso - Ripamonti, Buenos Aires, San Gottardo, eccetera - nè delle circolari esterne e interne.

E non lo affronta perché ancora non si è deciso se la soluzione sono piste ciclabili «pesanti» (ovvero costose e invasive, ma protette e sicure come in via Olona-Dezza-Monte Rosa) o piste «leggere», come quella di via Santa Sofia-Francesco Sforza-Senato, facili ed economiche da realizzare (una riga di vernice sull'asfalto) ma regolarmente invase da motocicli e bloccate dai veicoli.
Così, in attesa di sciogliere il nodo, si fanno le piste nei parchi e nelle zone pedonali: dove malchevada a litigare con i ciclisti saranno i pedoni. Come già accade nella «guerra del marciapiede».

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