«Protesi di bassa qualità in cambio di tangenti» Arrestati dodici medici

Ipotizzate anche eventuali lesioni volontarie La denuncia dal dipendente di un ospedale

Diana Alfieri

Un dipendente del Policlinico di Monza ha presentato la denuncia: uno strano giro di protesi, per altro «di cattiva qualità» secondo gli stessi accusati, in cambio di denaro e regali. È partita così, dalla segnalazione di una persona che lavora in ospedale, l'operazione «Disturbo» della Procura di Monza e del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano. Ieri sono stati arrestati dodici medici: per due di loro il Pm ipotizza anche eventuali lesioni volontarie. Secondo l'accusa, medici di base, in cambio di soldi, reclutavano nei loro ambulatori pazienti, soprattutto anziani, da far visitare ai chirurghi segnalati da venditori di protesi «amici».

Tra i dodici medici arrestati, tre chirurghi specialisti in ortopedia in carcere e nove ai domiciliari (tra i quali sei specialisti e tre medici di base). Ad altri sei medici di base è stata applicata la «sospensione dall'esercizio dell'attività di medico convenzionato con il Servizio sanitario nazionale».

In una nota firmata dal procuratore Luisa Zanetti, si legge che «per aumentare il numero di soggetti a cui impiantare le protesi sono stati coinvolti medici di base compiacenti i quali, dietro un corrispettivo illecito, hanno messo a disposizione dei chirurghi ortopedici individuati dai venditori di protesi il proprio ambulatorio, nonché reclutato fra i propri assistiti pazienti da sottoporre a visita specialistica da parte di questi chirurghi».

I medici di base, si legge nella nota, oltre a ottenere un corrispettivo fisso di 300 euro mensili, ottengono dall'ortopedico un'ulteriore somma pari al 20 per cento di quanto corrisposto al paziente (80 euro). I pazienti sarebbero quindi dirottati presso strutture sanitarie convenzionate col Sistema Sanitario Nazionale. Il Policlinico di Monza, dal cui interno è partita la denuncia, si dice «estraneo» perché i fatti, se confermati, sarebbero «riconducibili» a «eventuali responsabilità personali».

Dalle intercettazioni si evince la cattiva qualità delle protesi. «Gli ho detto: Scusate... avete uno strumentario che prima di tutto mangia un sacco di osso... cioè praticamente c'è un consumo elevatissimo di osso» è la conversazione in cui Marco Valadè, uno dei dodici medici arrestati, chirurgo del Policlinico di Monza, esprime preoccupazioni sulla qualità delle protesi prodotte dalla Ceraver, la società con cui la Procura lo accusa di aver stretto l'accordo corruttivo. Sono ancora Valadè e il collega Fabio Bestetti a usare termini molto severi («fanno cagare...», «è uno strumentario farlocco») per valutare le protesi. Il contesto non è chiaro ma le critiche sono forti.

«Sono troppo invasivi - dice ancora Valadè - troppo? Capito? Bisogna fargliela modificare 'sta cosa (...) Non è come la Zimmer che hai due buchini... lo scudo femorale lo inserisci quando sai che sei dentro bene». «Devi andare a culo, devi andare», aggiunge Bestetti.

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