Fumogeni e striscioni sotto il Pirellone. Cambiano i (possibili) governi, non lo show dei centri sociali che seguono più o meno lo stesso copione di sempre. Ieri una ventina di militanti del Cantiere sono arrivati sotto la sede della Regione dove era in corso il vertice tra le delegazioni di Lega e 5 Stelle raggiunti dopo le 16 dai leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Hanno srotolato lo striscione «Reddito per tutti, razzismo per nessuno» e qualche cartello con le facce di Salvini, Di Maio, Renzi, Berlusconi: «La doppia faccia della casta». I poliziotti in tenuta anti sommossa li hanno tenuti a distanza, all'inizio di via Pirelli, quindi un gruppetto di no global ha fatto il giro del grattacielo per tentare di entrare dall'ingresso principale di via Filzi ma è stato bloccato da altri agenti. «Contestiamo l'incontro di Salvini e Di Maio al Pirellone. Si sono fatti guerra durante la campagna elettorale, ma quando c'è da conquistare la poltrona, allora si stringono mani, a maggior ragione se si può farlo puntando il dito contro i più deboli: poveri e migranti. Siete due facce della stessa medaglia» l'accusa dei militanti. Ma l'incontro nella sede del Consiglio regionale ha sollevato proteste anche da parte di Forza Italia. Il capogruppo Gianluca Comazzi precisa che «a prescindere dai contenuti che emergeranno durante l'incontro tra il leader di Lega e M5S» va contestata la scelta del luogo, riunirsi proprio al Pirellone «è inopportuno. É il cuore pulsante dell'attività amministrativa della Regione, il simbolo dell'alleanza vincente tra le forze di centrodestra che da vent'anni governano in maniera efficiente e virtuosa il nostro territorio, considerato da tutti la locomotiva d'Italia». Secondo Comazzi quindi è un errore utilizzare lo stesso luogo come «laboratorio politico per possibili intese di governo tra partiti molto diversi tra loro per origine, ideali e obiettivi programmatici.
Questo tipo di messaggio potrebbe confondere gli elettori, che lo scorso 4 marzo alle regionali hanno bocciato la proposta politica del Movimento 5 Stelle, votando invece in massa per un governo di centrodestra guidato da Lega e Forza Italia».
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