Gianandrea Zagato
I conti di Filippo Penati non tornano. Colpa di Asam - controllata al 99 per cento dalla Provincia - che sta costando davvero cara ai milanesi: lholding autostradale voluta dal presidente della Provincia naviga in cattive acque. Si allontana così il sogno del tycoon di via Vivaio di entrare nel grande gioco del capitalismo allitaliana ed essere il motore del terzo polo autostradale italiano.
Allarmismo? «No, lettura dei bilanci di una Provincia sempre più indebitata - osserva Bruno Dapei, capogruppo consiliare di Forza Italia -. Debiti su debiti, come prova la rinegoziazione con Banca Intesa di poco più di duecento milioni di finanziamento concesso per la scalata Serravalle. Eppure, Penati, aveva promesso che entro luglio 2006 avrebbe estinto quel debito di duecentosessanta milioni di euro ottenuti offrendo come unica garanzia i titoli sopravvalutati della Serravalle, acquistati da Asam». Interessi a parte e calcolatrice alla mano, una parte del debito è stata comunque ripagata. Quanto? Cinquanta milioni e rotti di euro, «frutto della vendita a Serravalle della quota detenuta dalla Provincia del 5,3 per cento di Serenissima» annota Dapei, con unavvertenza: «La Provincia per fare cassa cede una sua partecipazione minore alla Serravalle dove, ricordiamolo, possiede la maggioranza assoluta. E quella quota, secondo gli analisti finanziari, è stata sopravvalutata di almeno trenta, trentacinque milioni perché la concessione della Serenissima non è in scadenza tra un anno bensì nel 2013».
Posizione, come dire, paradossale quella di Penati: far comprare alla società autostradale controllata dalla Provincia le azioni considerate «non strategiche» che la stessa mette in vendita per fare cassa e con un valore, critica Dapei, «fuori mercato». Non finiscono qui i problemi per linquilino di Palazzo Isimbardi: infatti, resta sempre unincognita la quotazione in borsa di Asam, «problemino non da poco» aggiunge Dapei, «quotare a piazza Affari la Serravalle o la scatola Asam non è cosa da poco e gli investitori istituzionali lo sanno bene». E, continua lesponente azzurro, «chi mai si prenderebbe titoli di una società, Asam, che tra incassi, dividenti e pagamento del debito chiude il bilancio con un disavanzo di quattro milioni e più di euro?».
Domandina che si dovrebbe girare ai vertici della società ma negli uffici con terrazzo vista Duomo di via Santa Radegonda - che lassessore provinciale allo Sport Irma Dioli avrebbe voluto farne a meno perché «troppo costosi» - non cè traccia né del presidente Giulio Sapelli né dei suoi consulenti doro, Fiorini e Zordan, e non cè nemmeno quellunica impiegata con stipendio, chiosa Dapei, da «quadro aziendale».
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