Pugni all'autista dell'Atm che lo fa scendere dal bus Se la cava con la denuncia

Sudamericano ubriaco rompe un finestrino con una bottiglia poi ferisce all'occhio il conducente

Paola Fucilieri

I vigilantes di Atm, la società che gestisce i trasporti pubblici a Milano, a volte si mettono in malattia pur di evitare il servizio su alcune linee del metrò. «Troppi tipi rissosi, troppe situazione al limite, i rischi sono tantissimi» affermano senza farsi pregare, chiedendo solo di restare anonimi. Un discorso a parte, poi, lo meritano i percorsi dei mezzi di superficie, bus, filobus e tram. Che da tempo rappresentano vere e proprie leggende metropolitane, definite da slogan da film dell'orrore del tipo «la linea della paura». Così l'aggressione di venerdì sera al Corvetto, durante la quale un autista Atm è stato a assalito da un sudamericano ubriaco che gli ha tumefatto un occhio con un pugno, è solo l'ultima di un lungo elenco, più o meno noto, visto che molti episodi del genere, a meno che non venga richiesto l'intervento delle forze dell'ordine sul posto, restano sconosciuti ai più.

È accaduto qualche minuto prima della mezzanotte. Al volante dell'autobus della linea 95 - che collega il quartiere Barona con la stazione ferroviaria e del metrò di Rogoredo e viceversa, attraversando la periferia sud di Milano e quindi anche la zona del Vigentino e del Corvetto, per circa 30 minuti totali di viaggio - c'era un dipendente Atm di 55 anni, Massimo Matrone. All'altezza di via Ripamonti (a metà percorso, in direzione di Rogoredo) l'autista fa salire un passeggero particolarmente ubriaco che più tardi si scoprirà essere un 39enne di origine cilena. Nonostante di posti liberi ce ne siano diversi, il sudamericano non si siede. Comincia invece dar contro gli altri passeggeri, a insultarli, impaurendoli mentre si rigira pericolosamente una bottiglia di vetro tra le mani. Matrone lo tranquillizza, lo chiama accanto a sé e lo invita a sedersi sul sedile dei passeggeri vicino a lui. «Siediti qui che andiamo a casa» dice l'autista al cileno per calmarlo. E quando il sudamericano gli risponde «sì capo» più volte e infine scende dal mezzo alla fermata di via Marco d'Agrate, nelle immediate vicinanze di piazza Angilberto II, tutto sembra tornare alla normalità. Fermo al semaforo della piazza però l'autista si ritrova l'ubriaco davanti al mezzo, che non lo lascia ripartire e all'improvviso scaglia con rabbia la bottiglia contro il finestrino del guidatore, mandandolo in frantumi. A quel punto, con un vetro infranto, il mezzo però non può più ripartire e il 55enne al volante, che avverte immediatamente la centrale di Atm, è obbligato per ragioni di sicurezza a far scendere tutti i passeggeri: la corsa, insomma, finisce lì per tutti. È allora che tutto accade in una manciata di secondi. Non appena Matrone scende dal mezzo, infatti, il cileno gli si avvicina e gli sferra un pugno all'occhio destro.

Parte la «macchina» dei soccorsi. Sul posto intervengono l'ambulanza, le pattuglie della questura insieme al personale della security di Atm. I poliziotti bloccano il cileno. «Mi sono solo difeso» cerca di spiegarsi sbraitando l'uomo che quasi cade a terra tanto è precario il suo equilibrio. Dopo essere stato identificato, l'ubriaco viene indagato a piede libero per lesioni personali, danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio. Il personale del 118 si offre di portarlo in ospedale per un controllo, ma lui rifiuta e si allontana sulle sue gambe.

E mentre il conducente arriva al

Fatebenefratelli in codice giallo con l'occhio così gonfio da essere irriconoscibile (passerà la notte in osservazione in ospedale) e Atm consegna alla polizia i filmati di videosorveglianza del bus, sui social iniziano le polemiche.

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