Pure in Comunità ebraica ora tira aria di «moderati»

Presentate le liste, favoriti sono i «tradizionalisti» E al candidato della sinistra non dispiace Salvini

Alberto Giannoni

Tira aria di vittoria «moderata» anche nella Comunità ebraica, al voto per eleggere gli organi interni che hanno compiti di governo essenziali sulla sinagoga ma anche su servizi come scuole e residenza per gli anziani.

La Comunità, relativamente giovane, oggi conta circa 5mila iscritti. Il 19 maggio va alle urne per rinnovare il Consiglio, che a sua volta eleggerà giunta e presidente: il capolista della lista vincitrice. Quattro anni fa, nei voti vinse la lista di area «tradizionalista» Wellcommunity, ma nei seggi fu un sostanziale pareggio, che impose un governo «bipartisan» con due co-presidenti. Al termine di una coabitazione molto «fair» ma altrettanto problematica, i due copresidenti uscenti - Raffaele Besso e Milo Hasbani - si ricandidano alla guida delle rispettive compagini (i «progressisti» ora si chiamano «Milano ebraica»). Un «sistema elettorale» rivisto in senso maggioritario ora mette al riparo da pareggi. Ma prima ancora della riforma, stavolta a garantire un vincitore netto potrebbe essere il voto degli aventi diritto. I «laici» si sono da poco ricompattati - si parlava di 2-3 liste - ma le previsioni danno unanimemente per favorita «Wellcommunity», che presenta come testa di lista un terzetto di candidati probabilmente destinati a rivestire le cariche di presidente, vice e portavoce. Rispettivamente Besso (ex manager, già rigoroso assessore al bilancio), Luciano Bassani (medico molto stimato nel piccolo mondo della Comunità) e Davide Romano, noto per le battaglie contro l'antisemitismo. Ex assessore alla Cultura, Romano si è dimesso circa un anno fa, dopo il caso delle grida jihadiste in piazza Cavour: era stato «sfiduciato» dalla sinistra interna per aver dichiarato a titolo personale che non avrebbe partecipato alle celebrazioni della Giornata della memoria con l'intenzione di lanciare un segnale contro il silenzio seguito agli slogan antisemiti gridati nel corso della manifestazione convocata da filopalestinesi e animata dai centri islamici il 9 dicembre 2017.

Il pericolo dell'antisemitismo è giustamente avvertito con grande urgenza. E non solo l'antisemitismo di estrema destra, che in Europa ha assunto le orrende sembianze del nazismo. Oggi è sempre più sentita la minaccia delle nuove «ondate» antisemitismo. Secondo un report dell'Ue, il 38% degli ebrei italiani ha avuto esperienza dell'antisemitismo di estrema sinistra, e il dato scende al 28% per la percezione dell'antisemitismo di estrema destra, mentre la «molestia» o l'odio proveniente da «musulmani estremisti» è percepito dal 20% degli ebrei italiani (il 30% degli europei). In una Comunità ebraica in buona parte composta da persone e famiglie provenienti dai paesi arabi, spesso fuggite a persecuzioni, pogrom o espulsioni, la questione è particolarmente sentita. Anche su questi temi si gioca la sfida elettorale, e su questi temi l'area «moderata» è considerata più «affidabile». Inoltre i tradizionalisti sono anche storicamente considerati attenti alle ragioni di Israele e alla sua sicurezza.

Più sfumati i collegamenti con la politica nazionale e gli schieramenti partitici.

È noto che Besso è da sempre amico del governatore Attilio Fontana, ma d'altra parte la Lega oggi è considerata uno dei partiti più filoisraeliani, e anche l'avversario di Besso, Hasbani, non disdegna video e interventi puramente politici di Matteo Salvini o della leader Fdi Giorgia Meloni, tanto da condividerli su facebook.

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