Quelle dimore storiche riscoperte dal Fuorisalone

Da Louis Vuitton a Palazzo Serbelloni alla Conifera di Palazzo Isimbardi: il «bello» tra passato e futuro

Quelle dimore storiche riscoperte dal Fuorisalone

Avrete visto ormai tutti in piazza Duomo la Maestà Sofferente di Gaetano Pesce la scultura che richiama il corpo di donna, infilzato da spilli - o i «castelli impacchettati» dal ghanese Ibrahim Mahama, chiamato dalla Fondazione Trussardi per un intervento di arte pubblica. Sono tra le opere più fotografate e discusse di questa Design Week, insieme alla facciata della casa a zip', ovvero l'Opificio 31 di via Tortona, rimaneggiata con furbizia da Alex Chinneck, forse l'installazione più instagrammata in questi giorni. Tuttavia, il bello del design è quando se ne sta nascosto, quando riesce ad appropriarsi e a fondersi con garbo con gli spazi più intimi di Milano: i suoi palazzi storici, ad esempio. Qui ci sono quei progetti creativi da cercare con cura e pazienza: spesso, ne vale davvero la pena.

Cominciamo allora questo tour dal civico 5 di via Randaccio una delle scoperte più belle di questa 58esima edizione del FuoriSalone dove, TED Milano in collaborazione con Artemest, presenta in una villa degli anni Trenta dai favolosi interni «Living Objects», con un allestimento teatrale. Ancora una villa, questa volta in via Mozart, si è prestata al design: a Villa Mozart la Michelangelo Foundation for Creativity propone un bel progetto tra design e alto artigianato dal titolo «Doppia Firma». Pochi passi più in là c'è Villa Necchi Campiglio, gioiello del FAI, con la mostra dedicata a «La stanza di Filippo de Pisis. Luigi Vittorio Fossati Bellani e la sua collezione»: un tuffo nel design del secolo scorso che è sempre un piacere per gli occhi. Non troppo lontano, a Palazzo Serbelloni di corso Venezia 16, Louis Vuitton presenta in grande stile la sua collezione di arredamento («Objects Nomades»): eleganti pedane blu valorizzano gli arredi del noto marchio francese e le stanze del palazzo, con le tappezzerie e le vetrate, ne sono una degna cornice.

È invece minimale, ma di grande effetto, l'installazione «Conifera» del brand inglese COS che occupa il cortile interno di Palazzo Isimbardi, in corso Monforte, già sede della Provincia. Un'altra sede istituzionale, Palazzo Lombardia, ospita una mostra di design: davanti al Belvedere «LightRevolution» presenta una selezione di opere di light-design che giocano con la splendida veduta panoramica a 160 metri d'altezza. Sposandoci nel Brera Design District sono molti gli interni da visitare: gli appartamenti di via Palermo ad esempio, ma anche l'Orto Botanico di via Gabba che accoglie «Human Spaces», una bella installazione promossa da Interni e poi Palazzo Cusani, che nel cortile e nel piano nobile, presenta «An Extraordinaruy World», riflessioni in stile ecogreen del designer italo-francese Marc Ange (da fotografare il suo albero-fiore nel cortile). Il chiostro di San Simpliciano è ancor più nascosto: qui Nodus, Exto, Matì, Extendo e Leolori espongono le loro collezioni tessili e di interior design. Tarkett invece ha scelto, con lo studio di design Note, di ridisegnare gli interni del Circolo Filologico di Brera con l'installazione Formations' che gioca tutto sulle nuances del beige.

Sono stati i creativi olandesi quelli che hanno maggiormente prediletto le stanze degli antichi palazzi per esporre le loro creazioni: lo studio Space Encounters con

«Il Museo» si confronta con l'opulenza di Palazzo Clerici mentre Masterly, azienda che fabbrica porte, omaggia Rembrandt in una affascinante rivisitazione del Secolo d'Oro dentro le sale di Palazzo Turati, in via Meravigli.

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