Religioni in carcere contro i cattivi maestri del fondamentalismo

(...) Partirà nei prossimi mesi, promosso da Università degli Studi, ministero della Giustizia, Arcidiocesi, Coreis (la Comunità religiosa islamica dei musulmani italiani di via Meda), Unione buddista, Biblioteca Ambrosiana, Caritas Ambrosiana e Comunità ebraica. Ed era stata proprio la Comunità ebraica di Milano a proporre queste lezioni di «pluralismo religioso», come antidoto a un pericolo che purtroppo si è rivelato molto attuale: le infiltrazioni nelle carceri di «cattivi maestri» pronti a reclutare soggetti deboli, violenti o disperati. Il progetto, rivolto al personale penitenziario e ai detenuti di nove istituti di pena della regione, si chiamerà «Conoscere e gestire il pluralismo religioso negli istituti di pena lombardi». Obiettivi dichiarati: contrastare l'analfabetismo religioso, prevenire la creazione di «stereotipi dell'altro», favorire il dialogo fra diverse culture e religioni, sostenere le figure più vicine al detenuto. Fra gli artefici del progetto Davide Romano, assessore della Comunità ebraica, che ha lanciato l'idea di estendere i corsi ai detenuti. E lo ha fatto nel corso del recente incontro nella sinagoga centrale di via Guastalla fra l'arcivescovo Angelo Scola, il rabbino Alfonso Arbib e i vertici della comunità ebraica, in occasione della giornata per lo sviluppo del dialogo fra cristiani ed ebrei: «Da anni - spiega ora Romano - sappiamo quanto i terroristi islamici siano spesso piccoli delinquenti non religiosi che si radicalizzano in carcere».

«Per questo - prosegue - ho fortemente voluto questo progetto: per iniziare davvero a combattere il terrorismo alla radice, proprio là dove si costruisce il jihadista. Un progetto nato per la Lombardia, che spero possa al più presto essere esportato nel resto d'Italia. L'attentato di Londra ne conferma l'urgenza».

Alberto Giannoni

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