Renzi inguaia la Camera di Commercio

Servizi agli associati a rischio. Niente più Scala e niente più partecipazione all'Expo per la Camera di commercio di Milano. È «un bel risparmio per le imprese», aveva detto qualche giorno fa il presidente del consiglio Matteo Renzi presentando il decreto e il ddl delega che hanno alla fine messo nero su bianco l'annunciata riforma che rivoluziona la pubblica amministrazione. Proponendo alcune tra cui «la riduzione del 50 per cento del diritto camerale». Una scure calata sui diritti annuali che le imprese pagano alle Camere di commercio e che unita ad altri interventi, per Renzi significherebbero 2 miliardi di tasse in meno per le piccole e medie imprese. Ma non son tutte oro le promesse che luccicano. E, infatti, a scavare un po' si scoprirà che per esempio le Camere di commercio, private così di un significativo flusso di entrate, potrebbero esser costrette a far pagare agli associati alcuni dei servizi che oggi forniscono gratuitamente. Facendo sì che come già in altri casi, le spese in più diventino più gravose dei risparmi annunciati da Renzi in pompa magna e a favore di telecamera.
Perché in discussione c'è un contributo che per gli associati varia a seconda delle dimensioni, ma che facendo una media si aggira tra gli 80 e i 100 euro. Un risparmio per le imprese, quello sull'iscrizione, che nella maggior parte dei casi non supererà i 50 euro all'anno. Ma che per la Camera di commercio presieduta da Carlo Sangalli potrebbe aprire un buco di 32 milioni di euro. Una voragine evidentemente in grado di dissestare il piano di lavoro che teneva ovviamente in considerazione le quote degli associati. Che nel prossimo futuro potrebbero così essere costretti a pagare alcuni servizi per cui fino a oggi nulla era dovuto.
Dalla Camera di commercio ancora nessuna posizione ufficiale, solo la conferma che è in corso una verifica dei conti e che solo in un secondo momento saranno fatte le valutazioni necessarie per far quadrare il bilancio. Ma è chiaro che con un taglio del genere, sarà già un impegno riuscire a coprire i costi fissi e quelli per il personale. Per non parlare della difficoltà di garantire quella rete territoriale e l'appoggio all'internazionalizzazione diventata oggi indispensabile soprattutto per le piccole e medie imprese.
Ma un'immediata conseguenza sarà l'assoluta mancanza di risorse per partecipare alle grandi iniziative industriali e culturali del territorio. A cominciare per esempio dalla Scala, di cui la Camera di commercio è socio fondatore e perciò membro della Fondazione. Impossibile, per la mancanza di disponibilità finanziarie, anche la partecipazione all'Expo da cui dopo la Provincia potrebbero uscire anche i vertici di via Meravigli. Perché simile è il loro destino, enti intermedi che questa ventata di statalismo e centralismo portata da Renzi al governo rischia di destinare all'eutanasia. Riconsegnando alla burocrazia romana il destino di chi lavora sul territorio.


Oggi, invece, il governatore Roberto Maroni presenta con l'assessore alle Attività produttive Mario Melazzini e al professor Giulio Sapelli il documento che contiene le linee strategiche sulla semplificazione per le imprese redatto dopo le audizioni con le parti interessate.

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