Paola Fucilieri
È ufficiale: a Milano per gli italiani in difficoltà economiche non ci sono più posti liberi. Quindi anziani senza tetto, padri separati in difficoltà, mettetevi il cuore in pace e cercate un ponte ben protetto o, se ancora ce l'avete, chiudetevi in macchina e attrezzatevi meglio che potete. Dormitori, associazioni di volontariato, cooperative di accoglienza e ospice religiosi: sono tutti full. Un esempio su tutti viale Ortles. Dove, non solo c'è sempre una fila da paura, ma dopo le 23 non fanno più entrar.
L'assessore regionale alla Sicurezza, protezione civile e immigrazione, la leghista Simona Bordonali, da qualche mese sta girando per le cooperative e i centri di accoglienza milanesi dopo che, ancora una volta, la Lombardia si è rivelata, con 14.233 presenze (i dati sono aggiornati al maggio scorso, ndr) al primo posto come numero di richiedenti asilo accolti (sono il 14% di quelli presenti in Italia). Solo in provincia di Milano, infatti, sono 3.078 le presenze, a cui si aggiungono i profughi arrivati tra Monza e la Brianza, 1.186; seguono Bergamo con 1.469 presenze, Brescia che ne conta 1.457, Como 1.311, Varese 1.161, Pavia 1.061, Lecco 914, Cremona 883, Mantova 683, Sondrio 547 e infine Lodi con 483 richiedenti asilo.
«Il problema è che queste persone vengono accolte e coccolate per due anni, dando loro una mera illusione di un'integrazione che in realtà non ci sarà mai: al termine del quel periodo sono destinati a finire tutti sulla strada» ha commentato ieri Bordonali dopo la visita alla cooperativa «InOpera» di via Balduccio da Pisa 7, uno dei più grandi tra i centri di prima accoglienza di richiedenti asilo di Milano, a due passi dal dormitorio di viale Ortles, con 89 ospiti all'attivo. Giovani che vivono in uno stabile dove c'è anche una tipografia di stampa digitale, una società di giochi, un assembramento di filippini a cui qualcuno ha affittato chissà come un appartamento all'ultimo piano, ma dove non esiste nemmeno la scala antincendio.
Luca Pignatelli, proprietario di un terzo della costruzione, commenta: «Se questa è accoglienza c'è da vergognarsi:dovesse scoppiare un incendio quei poveracci che fine fanno?».
Certo: anche l'accumulo di microonde sfasciati, vecchie macchine da caffè e trolley inutilizzabili nel retro della costruzione («L'Amsa per ritirarli chiede cifre assurde - ci spiega un volontario della cooperativa -, preferiamo farlo noi ogni trimestre, ma è ovvio che intanto si accumulano») non è un bel vedere.
«A chi taccia la Lega di razzismo voglio dire che a me questi giovani africani non danno fastidio, ma fanno pena! Hanno inoltrato una richiesta d'asilo che noi sappiamo già in partenza verrà rifiutata perché la maggior parte di loro appartengono all'area sub sahariana e quindi, non arrivando non da paesi in guerra, non ne hanno diritto. Questo significa che dopo aver penalizzato le richieste degli italiani, in costante aumento e aver dato 35 euro al giorno (100mila euro al giorno solo nel Milanese) a ciascuno di loro, questi stranieri resteranno sul territorio senza lo status di rifugiati dove, per ragioni logiche e intuibili, creeranno difficoltà. Senza contare che sono in tanti, tra loro, a presentare patologie psichiche».
Altra «novità» emersa ieri in via Balduccio da Pisa riguarda la stagione di raccolta di frutta e verdura nel sud Italia.
«Mi hanno spiegato - conclude l'assessore regionale - che sono diversi i giovani africani che lasciano il centro di accoglienza (dopo tre giorni di assenza consecutivi dalla struttura che gli accoglie, gli immigrati vengono espulsi, ma le pratiche per la domanda di richiesta d'asilo procedono come se niente fosse, ndr) e si recano nelle regioni meridionali d'Italia per partecipare come operai alla raccolta delle arance e dei pomodori, sfruttati come schiavi e poi purtroppo tristi protagonisti delle rivolte dei braccianti nelle tendopoli come sentiamo dalla cronaca di questi giorni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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