"Il ricordo di Enzo Tortora monito per la giustizia"

Oggi in Consiglio la mozione per una targa nella casa del giornalista e politico liberale

"Il ricordo di Enzo Tortora monito per la giustizia"

Una targa per ricordare Enzo Tortora e l'infamia del giustizialismo. Se ne discuterà oggi in Consiglio comunale, per iniziativa di Alessandro De Chirico, che ha proposto un gesto commemorativo di grande valore simbolico.

Non era solo «un uomo perbene», Tortora. Non è stato solo la vittima del più clamoroso caso di ingiustizia che si ricordi nella storia del nostro Paese. È stato anche un lottatore. Ha lottato per i diritti civili e per la giustizia giusta. Lo ha fatto da liberale, da intellettuale, da imputato e da politico eletto nelle liste del Partito Radicale, che sostenne le sue battaglie e la sua innocenza cristallina. E ha lottato, Tortora, dalla sua casa milanese di via Piatti, dove dovrebbe essere apposta la targa.

De Chirico ha fatto suo l'appello indirizzato dall'associazione per l'iniziativa Radicale «Myriam Cazzavillan» al presidente del Consiglio comunale di Milano. L'appello è stato sottoscritto, fra gli altri, da Raffaele Della Valle, che di Tortora è stato legale e amico, prima di essere fra i fondatori di Forza Italia, eletto in Lombardia nel 1994 e primo capogruppo alla Camera fino al '96. E hanno firmato anche Luigi Pagano, già provveditore dell'Amministrazione penitenziaria della Lombardia, l'ex ministro guardasigilli Claudio Martelli e Gianni Rubagotti, membro del consiglio generale del Partito Radicale.

La mozione di De Chirico è stata presentata un anno fa, con l'obiettivo di arrivare in porto nel novantesimo dalla nascita di Tortora, il 30 novembre. Potrebbe raggiungere il suo scopo per il novantunesimo, a giudicare dall'aria che tira a Palazzo Marino. «Ringrazio i firmatari dell'appello - dice De Chirico - Quella casa non è stata solo l'abitazione del presentatore di Portobello. È stato il luogo di molte riunioni della Lega Italiana del divorzio (e molti giovani ignorano cosa significasse nell'Italia degli anni Sessanta-Settanta lottare per il diritto ad avere una nuova famiglia). È stato il luogo dove Tortora ha condotto la sua campagna elettorale per le europee per il Partito Radicale ristretto agli arresti domiciliari. È stato il luogo dove è infine spirato. Ed è curioso che vicino a quella casa ci sia il luogo di un'altra grande tragedia giudiziaria milanese, quello dove sorgeva la Colonna Infame, la cui storia è raccontata da Manzoni nel libro con prefazione di Sciascia che il presentatore ha voluto accanto alle sue ceneri. Sono passati decenni dalla morte di Tortora e purtroppo il suo sacrificio non sembra aver sortito effetto.

Le carceri italiane già condannate dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo sono sovraffollate, i processi hanno durata insopportabile spaventando gli investimenti esteri e la riforma della giustizia che Tortora ha chiesto vincendo anche un referendum non è mai stata fatta. A questo serve quella targa, a ricordarci che dei tanti Tortora di oggi anche noi siamo responsabili se voltiamo lo sguardo lontano dalla loro sofferenza».

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