Cronaca locale

«Ridatemi i Navigli e anche il Cavaliere»

Antonio Cornacchione si racconta al debutto nella commedia dedicata al Belpaese: «Sogno di navigare da Venezia a Milano»

Antonio Bozzo

Un esodato rapisce la ministra del lavoro. Lo fa, dice, per il suo Paese, non solo per l'impiego sfumato e la pensione svanita. E lei, la ministra chiusa in cantina, docente universitaria sposata a un ricchissimo finanziere, dice pure di aver fatto politica non per ambizione, ma per il suo Paese. Motivazioni uguali per vite diverse e un destino condiviso: il sequestro di persona. «Una commedia», sostiene il protagonista Antonio Cornacchione, «che prende spunto dalla situazione attuale. Ma attenzione: non facciamo nomi. Non ci sono Renzi e Berlusconi, la Guidi e la Boschi, Marchionne e la Camusso. Trattiamo in modo comico temi universali: il potere, il lavoro, i sogni». La commedia, al Teatro Menotti da oggi al 15 maggio, è «L'ho fatto per il mio Paese», di Francesco Freyrie e Andrea Zalone (anche Cornacchione ha collaborato al testo), regia di Daniele Sala, con la brava Lucia Vasini nel ruolo della ministra. «I finali possibili erano tre», dice Cornacchione. «Abbiamo discusso a lungo prima di scegliere quello che vedete in scena. E che non vi dico, per non farvi perdere l'effetto sorpresa. Assicuro solo che si ride, e tanto». Con Cornacchione, non è un complimento ma la verità, si è sempre riso tanto: chi non ricorda il suo «povero Silvio» quando governava Berlusconi? Dica la verità, Silvio le manca. «Certo che mi manca. Mi ha abbandonato (scherza), era il presidente meno tipico che ci sia mai stato, la satira con lui veniva spontanea». E ora? «Anche Renzi di spunti ne dà, e anche lui, come tutti i politici, della satira se ne frega. In televisione Crozza lo randella mica male. Ma la vera satira, quella che non fa sconti, oggi nasce in Internet: basta andare in Rete per sbellicarsi con decine e decine di ottime battute». Lei non fa televisione? «Trovatemi un angolo o una trasmissione come quella di Crozza e vi farò morire dal ridere. Sono qui, pronto». Ma ora c'è il teatro. «Sì, con questa commedia stiamo avendo successo in tutta Italia, spero che sarà confermato dal ritorno a Milano, dove già siamo andati in scena». Milano, la sua città?«Mi sembra migliorata, negli ultimi anni. Non bisogna sempre vedere i problemi, che a cercarli ci saranno in eterno. A Milano c'è energia». Ma un sogno nel cassetto? «Vivo al Ticinese, mi piacerebbe riaprissero i Navigli in tutta Milano. Sogno che si possa andare in barca da Locarno a Venezia, passando per Milano. Basta volerlo. A riaprire i corsi d'acqua cittadini i giapponesi ci metterebbero due settimane. Lo sa, invece, quanto ci misero a chiuderli, i Navigli? Più di due anni, c'era il fascismo, e forse se qualcuno avesse lavorato più rapidamente l'avrebbero mandato in esilio, al Gratosoglio». Prossimi lavori? «Vorrei scrivere una commedia tutta mia. Non è facile, ma qualche idea ce l'ho, devo mettermi sotto e chissà che non ne venga qualcosa di veramente buono».

Il Naviglio che scorre vicino c'è, l'ispirazione pure.

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