Riecco la Scala junior con la «Gattomachia» firmata Orazio Sciortino

La favola di Lope de Vega chiude domenica la stagione dei Grandi spettacoli per piccoli

Piera Anna Franini

Orazio Sciortino è entrato nella pelle dei gatti per raccontare una favola musicale. Ispirandosi al poema di Lope de Vega «Gattomachia», ha scritto libretto e musica di un lavoro pensato per più piccoli. È Gattomachia e l'ascolteremo in prima assoluta domenica prossima (ore 15) alla Scala: sarà il momento più curioso di un programma che chiude la stagione dei Grandi Spettacoli per Piccoli. Protagonisti i Cameristi della Scala che poi eseguono il Concerto in re minore per oboe e archi di Alessandro Marcello e due Concerti di Vivaldi.

Lope de Vega scrisse Gattomachia sul finire di carriera, in una fase cupa. Era furibondo con la committenza, e sempre più a disagio con il suo tempo. E così, tra fusa, alterchi e strofinamenti gatteschi, infila le arrabbiature o comunque vicende della propria vita. Sciortino, ci spiega, ha levato qualche graffio satirico di troppo, «un po' di satira c'è, ma mancano i risvolti politici. Come in Lope de Vega, anche nel mio testo i gatti provano sentimenti umani pur comportandosi da gatti, nel senso che si graffiano, litigano». Fatta salva, insomma, la natura animalesca. Però il finale è lieto, non finisce tragicamente come nell'originale. O meglio. «Anche qui muore il gatto, ma ho sfruttato l'espediente delle sette vite per riportarlo alla vita grazie all'amore vero della gattina brutta, ma veramente innamorata». La voce di Roberto Recchia narra le vicende dei gatti che si contendono la bellissima gattona Zapachilda, quindi si sfidano a duello. «Anch'io - ancora Sciortino - non mi esimo dal parlare di scontri feroci e sanguinosi, ma li racconto con bonaria ironia».

Il programma di domenica combina il barocco squisito, amabile e conosciuto di Vivaldi con la contemporaneità di Sciortino: pianista e compositore trentenne, autore di lavori di lungo respiro come l'opera La Paura su libretto di Alberto Mattioli e l'opera breve MeetHer. In queste settimane è uscito per Sony Classical il disco monografico Self Portrait che lo vede impegnato anche come pianista. Si pone la questione dei trenta minuti di musica d'oggi a misura di bambino: come reagiranno gli under 18? In realtà, sono proprio i giovani i più aperti alle novità dei linguaggi. «Me ne sono reso conto anche tenendo lezioni concerto. I giovani sono curiosi, molto più di quanto si pensi. Vanno solo stimolati nella maniera giusta». E comunque, Gattomachia come tutti i brani per l'infanzia si presta a più chiavi di lettura e dunque fasi anagrafiche. «Magari un adulto si soffermerà sull'aspetto della gelosia e dell'amore». Lope de Vega con il suo poema sferra un attacco ai committenti. E Sciortino che rapporto ha con la committenza? «Buono, in genere è dialogico. Certo, capita che si debba scendere a qualche compromesso come quello di ridurre il minutaggio delle composizioni.

Questa richiesta la vivo spesso come una punizione perché quando ti chiedono di non andare oltre i cinque minuti così da avere un brano contemporaneo in programma per dimostrare che si è sensibili all'oggi, ecco questo mi disturba un poco».

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