Riqualificare lo Scalo Farini Decide la gente con i disegni

Uno dei più grandi punti di domanda in vista di Expo riguarda le aree dismesse in prossimità degli ex scali ferroviari: a Milano se ne contano sette, ma uno di quelli che meritano maggior attenzione, se non altro per la centralità della zona e per la novità industriale rappresentata da Porta Nuova Garibaldi, è senza dubbio lo scalo Farini. A due passi dal nuovo Palazzo Lombardia, ma anche da punti nevralgici della città come via Procaccini e via Paolo Sarpi, questa grande area dimenticata attende di essere riqualificata da oltre 20 anni. Si tratta di una superficie di circa sessanta ettari, attualmente invasa da sporcizia e rifiuti, dove si scorgono solo alcuni depositi oltre ad una palazzina occupata da ex ferrovieri. Le proposte per ridar vita allo scalo non mancano: da tempo, ad esempio, i docenti di Architettura del Politecnico propongono agli studenti seminari e laboratori per lavorare alla trasformazione urbana e riconvertire gli scali ferroviari milanesi. Curiosa l'iniziativa di cinque universitari, che hanno deciso di impostare il lavoro preliminare sparpagliando su quattro muri in zone diverse alcuni biglietti colorati e alcune matite, chiedendo direttamente ai cittadini in che modo poter rianimare l'area dismessa. «Abbiamo pensato di chiedere aiuto a chi in quelle zone ci vive - spiegano i ragazzi - coinvolgendo gli abitanti di via Valtellina, via Messina, via Principe Eugenio e via dell'Aprica. A settembre il nostro ed altri progetti verranno presentati all'amministrazione comunale». Le risposte non si sono fatte attendere: in tanti concordano sul bisogno di un polmone verde, un altro parco Sempione con tanto spazio per i bambini e magari anche una piscina al coperto. Alcuni utilizzano le finestre di carta colorata per esprimere il loro pensiero disegnando: un albero fiorito, una palma e una spiaggia, un pallone da calcio. C'è chi chiede un parcheggio che non sia a pagamento e chi invece auspica, forse ironicamente, nuove strisce blu e nuove multe. Già in vista dell'approvazione dell'ultimo Pgt nel novembre scorso, l'assessore all'Urbanistica e oggi vicesindaco Lucia de Cesaris, aveva enfatizzato la centralità dello scalo Farini: «Sarà fondamentale dare spazio a residenze sociali, servizi e grandi interventi di verde urbano». E anche se gli scali sono di norma svincolati dal PGT, il futuro dell'area Farini-Lugano è subordinato all'accordo di programma tra Comune, Ferrovie dello Stato, proprietaria dello scalo, e Regione Lombardia. Ad oggi, l'ambito di trasformazione urbana (Atu) dovrebbe prevedere, in cifre, almeno il 65% di spazi verdi, il 20% destinato all'housing sociale e attraversamenti ciclo-pedonali che completeranno la ragnatela di trasporti pubblici, agevolata anche dalla presenza della nuova M5. «Ma è tutto fermo da tempo», spiega Luca Tafuni, portavoce del comitato Jenner Farini nato proprio per incentivare la riqualificazione di questa vasta area. «Abbiamo fatto un sopralluogo un mese fa: c'è chi ha proposto una lingua verde che possa collegare zone adiacenti, ma difficili da collegare, come via dell'Aprica e via Stilicone. Si parlava anche di una ruota panoramica in stile “London Eye”: il progetto iniziale era destinato al parco Sempione, ma lo scalo Farini poteva essere un punto strategico per un'installazione del genere».

Eppure, al momento, tutto tace: «Abbiamo anche proposto di realizzare un parcheggio per ovviare ai disagi che si creano nelle serate di movida e dei concerti in via Valtellina, ma dal Comune nessun segnale». E l'Expo, ormai, è dietro l'angolo.

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