Al ristorante a fin di bene La cena? È contro i tumori

Al ristorante a fin di bene La cena? È contro i tumori

L'Ail di Milano, Associazione italiana contro le leucemia, linfomi e mieloma, chiama a raccolta tutti i «gourmet» della città invitandoli a uscire a cena per una buona causa: sostenere la lotta alla leucemia.
Dal 4 novembre, in oltre 30 ristoranti del capoluogo lombardo selezionati con la collaborazione di «Identità Golose - The International Chef Congress», parte infatti una campagna di raccolta fondi contro i tumori del sangue. L'obiettivo è reperire le risorse necessarie per avviare una ricerca in collaborazione con l'università degli Studi di Milano, che si propone di rendere il sequenziamento del genoma disponibile al maggior numero possibile di pazienti ematologici.
Il meccanismo dell'iniziativa è semplice: al termine del pranzo o della cena, al momento del conto, basterà affidare al cameriere la propria donazione volontaria - a partire da 2 euro - che verrà devoluta ad Ail. Per ogni contributo i ristoranti rilasceranno ai clienti donatori una regolare ricevuta.
Ma per essere una «buona forchetta» amica di Ail non sarà indispensabile recarsi fisicamente in uno dei ristoranti che aderiscono alla campagna. Cliccando sui siti www.buoneforchetteperail.it, www.ailmilano.it e www.identitagolose.it, sarà possibile - con una donazione a partire da 25 euro - ricevere una copia autenticata dell'opera originale «Buone forchette», realizzata dall'illustratore Gianluca Biscalchin. È una stampa a colori, a tiratura limitata, simbolo della prima edizione della campagna che debutta a Milano con il patrocinio del Comune, con l'auspicio che possa ripetersi e ampliarsi in futuro.

«La nostra iniziativa è ambiziosa - spiega il presidente di Ail Milano, Francesca Tognetti -, in un momento economico difficile punta a coinvolgere attivamente un grande numero di persone attraverso tanti piccoli contributi, con una modalità innovativa rispetto alle tradizionali campagne di fundraising. Ma l'entusiasmo degli chef e la generosità dei milanesi ci fa essere ottimisti».

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