Cronaca locale

Rossi impara da Molière: «La satira? Oggi è inutile»

Il comico: «Non ha senso far battute davanti ai politici che se la ridono...»

Antonio BozzoIl ragazzaccio Paolo Rossi, l'anarchico che qualche anno fa finì per sbaglio nelle liste elettorali («non ci eravamo capiti, avevo solo detto che mi piaceva uno della sinistra») ma si dimenticò di andare a votarsi, il comico che impugna le battute come una scimitarra, è in tournèe con «La recita di Versailles», gran commedia scritta da Molière nel 1663. Lo spettacolo, prodotto dallo Stabile di Bolzano, sarà al Piccolo Teatro Strehler dal 12 al 24 gennaio. L'immersione in quel testo e contesto rende relativo il riferimento alle meschinerie del mondo attuale. «Leggendo i grandi, da Molière a Shakespeare, mi sono reso conto che sono tutti dei ladroni», dice Rossi. «Copiare è una cosa da stupidi, rubare no: molti i furti tra autori, ed è giusto. Quando viene qualcuno e mi propone, orgoglioso, una nuova idea, rispondo che se non l'ha ancora pensata nessuno l'idea è cattiva». Per Rossi è il secondo Molière. «Con il mio Teatro di Rianimazione feci il Medico Immaginario, rovesciamento del Malato. Ora invece mettiamo in scena la storia di una compagnia che deve preparare in fretta uno spettacolo per il re, e non trova di meglio che costruirlo sulle vicende personali del capocomico. Che poi sarei io». Al testo originale, di estrema modernità, hanno lavorato (oltre a Rossi), Stefano Massini (da maggio direttore artistico del Piccolo) e Giampiero Solari (che ne cura anche la regia). Perché amare il teatro? «Perché è vero, vivo. Come il calcio, come il sesso. Si fa fatica a raggiungere il pubblico, ma vuoi mettere con la distanza della televisione? Il teatro non morirà mai: venne messo a dura prova dal cinema, dalla tv, e ora forse dalla Rete. Ma alla fine sono questi mezzi che ne copiano la struttura. Io sono sempre partito dal teatro, dal palcoscenico ragiono e invito a ragionare». E la satira? «Difficile farla oggi, quando i politici fanno già da soli la parodia di loro stessi. Non mi va proprio di fare battute davanti al politico che se la ride: che senso ha? Meglio Molière che sa dire tanto sul potere, sulla vita, sui nostri inganni quotidiani».Rossi, che ha tre figli da tre donne diverse, rimpiange di non essere abile con le nuove diavolerie: Facebook, Twitter, Instagram, Skype e altro. «Sono il più arretrato della famiglia», sorride, promettendo di migliorare. Che pensa dell'Italia di oggi? «Che bisogna cercare di uscire dall'ingorgo, abbiamo tante potenzialità. Magari ci si riesce facendo bene il proprio lavoro». Il ragionamento, pacato e per questo praticabile, vale anche per Milano. «Sono sempre in giro per l'Italia. Per me Milano è un'amica caritatevole, a volte mi pare bellissima. Sono un tipo metropolitano, non ci posso fare nulla». In scena con Rossi, undici tra attori e musicisti. Canzoni originali di Gianmaria Testa e musiche dal vivo con I Virtuosi del Carso.

Anche a Versailles, non si potrebbe volere di più.

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