Il sabato di Forza Italia: «Non ci sono soltanto leghisti e grillini urlanti»

Gli azzurri si ritrovano dopo Bologna Alle Stelline convegno con big e giovani È atteso l'intervento di Berlusconi

Forse non era nell'intenzione dell'organizzatore, ma il convegno di sabato prossimo alle Stelline dal titolo «Start 2016 Ppe daily school», nato grazie ai fondi messi a disposizione dal gruppo Ppe per le iniziative politiche degli europarlamentari, rischia di trasformarsi in una giornata dell'identità azzurra, un po' ferita dalla piazza leghista. Non è un mistero che il sì di Silvio Berlusconi a Matteo Salvini non sia piaciuto a tutti, dentro Forza Italia. E sabato il leader azzurro è atteso per le conclusioni di una giornata di lavori che si aprirà alle 9 e 30 per arrivare alle 18. Nel frattempo, con tutti i big e numerosi volti nuovi, si discuterà di molto, se non di tutto. Obiettivo: segnare i confini di Forza Italia nel tentativo (più o meno realistico) di espanderli. E tenere a bada anche la questione di chi, dentro il partito, soprattutto tra gli ex An e i super liberal, non è proprio appassionato alle insegne del Partito popolare europeo.

I più fiduciosi sono i giovani, come l'emergente Marco Bestetti, leader degli under 30 milanesi: «I giovani ci sono eccome in Forza Italia e sono più numerosi di quanto si possa immaginare. Non ci sono solo giovani leghisti attivi e grillini urlanti. Sono contento di esserci, insieme agli altri (Silvia Sardone, altro volto conosciuto, Stefano Benigni, coordinatore regionale dei giovani, Daniela Reho e altri, ndr). È importante che chi partecipa al convegno veda i giovani amministratori locali e capisca che oltre ai gazebo e ai volantini, hanno idee e proposte. Questa classe dirigente cresciuta a pane e gazebo aumenta bene».

Sono attesi tutti i big e anche molti meno noti ma parecchio attivi. Ecco un incompleto elenco: Giovanni Toti, Licia Ronzulli, Mariastella Gelmini, Paolo Romani, Antonio Tajani, Renato Brunetta, Deborah Bergamini, Giancarlo Serafini. E poi Alessandro Cattaneo, Maurizio Gasparri, Altero Matteoli, Elena Centemero, Laura Ravetto, Andrea Mandelli, Enrico Pianetta, Stefania Craxi, Giacomo Caliendo, Guido Possa, Tiziana Maiolo, Bruno Dapei. C'è il vicepresidente della Regione, Fabrizio Sala, gli assessori Giulio Gallera e Valentina Aprea, i consiglieri comunali Fabrizio De Pasquale e il capogruppo Pietro Tatarella.

Tra gli assenti Daniela Santanché, che nega motivazioni politiche («nonostante non mi senta vicina al Ppe, sono fuori Milano per altri impegni»). Si parlerà con la Ronzulli e Palmieri di dopo Expo, tema che smuove interessi intellettuali ma soprattutto economici, e poi di Italia in Europa, del ruolo del nostro Paese in Medio Oriente con la Craxi, della centralità degli anziani e di infrastrutture. E poi, a sopresa, non di Milano 2016 ma di Milano 20130. Anche perché il tema delle amministrative è un po' nell'ultima domanda: Quale centrodestra per l'Italia? A discutere di alleanze, programmi e dintorni Gelmini, Toti, Tajani, Romani, Gasparri e Brunetta.

Arriva da Roma a parlare di infrastrutture l'ex ministro Altero Matteoli, presidente della commissione Lavori pubblici del Senato, che affronta il tema - nonostante l'imbarazzo Mose - con l'assessore regionale Alessandro Sorte, il sindaco di Assago, Graziano Musella, il consigliere Andrea Mascaretti. Spiega Matteoli: «Nel 1970 l'Italia era al secondo posto in Europa per le realizzazioni infrastrutturali.

Oggi siamo al diciannovesimo posto, perché soprattutto al Sud le infrastrutture sono carenti». Altra spinta all'identità non padana, anche se il Salvini di oggi guarda al Sud non più con occhi disdegnosi ma luccicanti di desiderio.

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