Sala contestato alla marcia stretto tra Pd e autonomi

Il sindaco: «I militari aggrediti? Favorevoli al corteo» Centri sociali all'attacco: «Voi siete la peggiore destra»

Marta Bravi

«La manifestazione non andava fatta? No, è stato molto meglio farla e prendere qualche contestazione, impossibile pensare che in una metropoli come Milano la pensino tutti allo stesso modo, che annullarla». Il riferimento è al governatore della Lombardia Roberto Maroni che aveva chiesto di cancellare la marcia dell'accoglienza dopo l'accoltellamento di un agente della Polfer e di due militari in Centrale giovedì. «Sono convinto -ribadisce il concetto Sala- che se avessero chiesto ai militari feriti se era giusto fare la manifestazione di oggi avrebbero detto di sì. Persone che hanno sofferto ma sono servitori dello Stato». «Tommaso Hosni (l'autore dell'aggressione di giovedì sera per un controllo) è a tutti gli effetti un italiano - il post del sindaco giovedì sera -. Ciononostante a qualcuno fa comodo buttare questo atto criminoso sul conto dei migranti». Ma era stato lo stesso sindaco con l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino ad attaccare duramente il questore per il blitz in Centrale del 2 maggio e a ribadire che «in città sulla sicurezza decido io».

Ieri il sindaco, ostaggio della parte estrema del Pd da una parte, è stato contestato durante la manifestazione, dai centri sociali che sfilavano al grido di «nessuno è illegale». Grazie alla agilità degli autonomi del Cantiere, complice lo scarso servizio d'ordine, un gigantesco striscione «Pd la peggior destra» sfilava a pochi metri da quello ufficiale «20 maggio senza muri». Facendo montare, inutile dirlo, Majorino su tutte le furie.

«Minniti razzista», «più diritti meno Minniti». «Fuori la Rozza (assessore comunale alla sicurezza Carmela Rozza, ndr) dal corteo» e Sala vergogna» gli slogan urlati a gran voce nelle orecchio di Beppe Sala, del presidente del Senato Pietro Grasso, di Majorino, e della collega Carmela Rozza. Tutti del Pd.

Nel mirino la firma del protocollo per l'accoglienza in Prefettura, siglato dal sindaco della città metropolitana Sala e 76 sindaci del Milanese targati dem. A contestare i decreti Minniti-Orlando sulla sicurezza anche la sinistra, da Sinistra per Milano ai reduci del partito della Rifondazione comunista, il Partito comunista italiano, Possibile, Altra Europa.

Ma c'è da dire anche che lo stesso Pd, con l'assessore Majorino, è stato il promotore della manifestazione per l'accoglienza, sulla scia di quella organizzata a Barcellona lo scorso febbraio. Al di là dei presupposti molto diversi. Così è del Pd anche il ministro Orlando troppo spesso dimenticato come cofirmatario con Minniti del Decreto migranti, che prevede appunto l'apertura di nuovi Cie e procedure più veloci per le espulsioni. E lo stesso assessore al Welfare, il più a sinistra del partito, sostenitore della mozione Orlando alle primarie, fa finta di niente sui decreti, o meglio sta sempre attento a non citarli. E la giura ai centri sociali che gli hanno guastato la festa.

Partecipando alla marcia il sindaco si trova stritolato tra il suo passato di city manager di Letizia Moratti prima e di «mr Expo» poi, il suo legame (ora incrinato) con Renzi, e il Pd che strizza l'occhio alla sinistra, e la sinistra stessa che lo contesta.

Lui non si scompone: da un lato rivendica la sua politica per la sicurezza - «quando c'è stato bisogno ho chiesto più militari per Milano» - salvo poi essere stato il primo a contestare il blitz in Centrale. Dall'altro con tanto di fascia cita il Papa: «Voglio essere costruttore di ponti e non di muri. Non mi girerò mai dall'altra parte rispetto agli ultimi».

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