Cronaca locale

Sala e Calenda mettono in crisi il Pd

Listone riformista lo insidia. Centrodestra senza nome, ma è avanti

Sala e Calenda mettono in crisi il Pd

Che gaffe. Quando Beppe Sala scandisce per due volte al microfono che «nel 2023 saranno 29 anni, ventinove anni, che il centrosinistra non governa in Lombardia» sul palco accanto a lui è seduto proprio Giorgio Gori, che alle Regionali del 2018 fu sconfitto da Attilio Fontana con 20 punti di distanza. «Abbiamo bisogno di allargare, dobbiamo trovare delle formule, adesso o mai più - avverte Sala -. Ormai siamo rimasti pochi sindaci, dobbiamo riprendere anche il nord, è la chiave di accesso per la Regione». Il sindaco interviene all'incontro «Riformisti al lavoro» al teatro Franco Parenti, avvio del tavolo di lavoro per un listone unico dell'area riformista alle Comunali che tenga insieme Italia Viva, Azione di Calenda (che finora aveva disertato), +Europa, Alleanza Civica, Centro Democratico e l'area di Base Milano coordinata da Sergio Scapelli e Marco Bentivogli. «Noi abbiamo bisogno di allargare e la formula può essere questa - sottolinea Sala -. La lista unica potrebbe essere un esperimento importante anche a livello nazionale. Sono due anni che in Italia si prova a mettere insieme questo mondo, sarebbe un sogno veder nascere proprio a Milano un fronte del genere». Ma stringe i tempi, «ci tengo che da qui si arrivi ad un annuncio formale in pochissimo tempo, e quando sarà una lista ufficiale convocherò un tavolo di coalizione perché nel rispetto delle idee bisogna dare le regole ed essere all'unisono su alcune cose». Alla domanda se il listone possa ambire alla doppia cifra però non si sbilancia, è convinto che «possa portare via voti all'ala moderata del centrodestra», anche se a pagarne le spese potrebbe essere piuttosto la lista del Pd. All'asse Calenda-Sala non dispiacerebbe affatto per rafforzare il proprio ruolo nazionale. E Sala lancia un messaggio generale alla coalizione (ma pure agli assessori Pd che sperano di essere confermati anche se sono in carica dai tempi di Pisapia): «Costruirò la giunta sulla base delle competenze e dei voti di ogni lista, lo dico senza pudore». Italia Viva e le altre liste di area riformista hanno posto messo più volte dei veti all'alleanza con i 5 Stelle. A chi gli chiede se la lista faccia virare verso un centrosinistra meno grillino e più spostato al centro Sala risponde «no, direi che deve essere un centrosinistra molto largo, è inutile negare che il centrodestra è forte e per competere il centrosinistra deve organizzarsi bene, penso a Milano ma anche a Politiche e Regionali nel 2023». Gori sostiene che nel Paese «è inimmaginabile vincere le elezioni senza costruire qualche forma di intesa con M5S». E sull'onda di Fi-Lega spinge per la federazione Pd-riformisti. Per il nome dello sfidante oggi potrebbero esserci passi avanti, Matteo Salvini ha convocato il vertice dei big. Ma il commissario leghista Stefano Bolognini sottolinea: «Siamo in vantaggio anche senza candidato, fa capire quanto la città sia stanca di Sala».

Si riferisce al sondaggio Tecnè per «Quarta Repubblica» che vede Sala con Pd e il resto della coalizione al 43% e il centrodestra al 46%.

Commenti