«Sono l'anti Salvini a Milano, qui c'è un modello di integrazione che può funzionare e lo voglio battere con le idee». Di più: «Sbagliamo se rappresentiamo il male puramente con il ministro dell'Interno, dobbiamo guardare cosa succede negli Usa con Trump o in Ungheria, dove chi distribuisce volantini sull'accoglienza rischia la galera. Dobbiamo essere in grado di offrire un'alternativa per contrapporci all'aria che tira nel mondo». E ancora: «L'opposizione che sta facendo il Pd? Insufficiente. Non basta accontentarsi di demonizzare l'avversario o vivere di superiorità morale, bisogna tirare fuori le idee». Sul palco e girando tra i 1.600 tavoli che si snodano lungo i vialetti del parco Sempione a formare un serpentone di 2,7 chilometri di comunità straniere (160 secondo i dati) e cibi diversi (dal riso alla cantonese e gli involtini primavera che i cinesi hanno iniziato a consumare da mezzogiorno in punto al riso patate e cozze dei pugliesi trapiantati a Milano) il sindaco Beppe Sala improvvisa un comizio e spara a zero contro tutti, compreso il Partito Democratico. Il pranzo antirazzista promosso ieri dall'assessore Pierfrancesco Majorino diventa il palco per una sfida politica al governo e all'interno del centrosinistra. Assenti i big e i colonnelli renziani del territorio, il segretario reggente Maurizio Martina nel pomeriggio twitta le foto e segnala che «ancora una volta Milano dà un bell'esempio al Paese». Ma tra le 2.600 panche si siedono Barbara Pollastrini, Franco Mirabelli, assessori e consiglieri comunali o regionali. E Sala cita Majorino o l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno per sostenere che «vedendo le persone oggi al governo dico che diversi miei assessori potrebbero fare i ministri. Sento come una missione allevare una classe politica che un domani potrà fare la propria parte per il Paese». Sala contesta Salvini ma candida Milano come città test per un piano nazionale basato su due principi: «Abbreviare i tempi definire se gli immigrati possono rimanere in Italia e fare una riflessione sui lavori davvero socialmente utili in Italia, l'integrazione passa per il lavoro, la Germania ha un piano che funziona. E il lavoro, anche poco, va retribuito». Insiste: «Voglio dimostrare con i fatti il valore dell'immigrazione e mi impegno da Milano per trovare formule affinchè all'accoglienza generosa si sostituisca l'integrazione con il lavoro». Nel comizione dal palco ripete che «nei 26 secoli di storia la diversità ha sempre rappresentato un valore per Milano, siamo i figli di Ariberto da Intimiano, di Beccaria, Turati, Martini, l'accoglienza per noi è irrinunciabile, basta con le sbruffonate». E chiude citando don Milani per dire che da Milano «dobbiamo dimostrare cos'è la patria e la democrazia». Dopo di lui l'arcivescovo Mario Delpini benedice il pranzo e «Milano per i multicolori volti della tua gente, perchè dai voce a chi non ha voce e soccorri quelli che non hanno soccorso».
A Sala «sembra di essere tornato a Expo». Majorino sostiene che ai tavoli siedono 10mila persone, forse qualche migliaio meno visto che una parte resta vuota. La gente si scambia polpette marocchine e pizze di Spontini. Sfila il dragone cinese, giovani africani ballano la break dance, c'è la sezione araba e quella del Bangladesh.
Arrivano l'ex ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge, la figlia del fondatore di Emergency Cecilia Strada che di recente ha contestato anche Minniti. Sala ritiene che l'ex ministro «non abbia fatto tutto male, ma ha limitato gli arrivi senza un piano per l'integrazione».
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