«Sala pensi alla città e non solo al brand Milano»

Il consigliere leghista: «Il sindaco fa campagna anti-Salvini. Ecco come possiamo batterlo»

«Sala pensi alla città e non  solo al brand Milano»

Massimiliano Bastoni, consigliere comunale e regionale della Lega, Milano sede delle Olimpiadi è un successo per tutti?

«Certo, un verdetto che da milanese, da lombardo, da lombardo-veneto direi, vedo con grande soddisfazione. Dimostra che la nostra città e il sistema delle nostre Regioni, quando c'è la possibilità, risponde alla grande».

Un successo frutto anche di una collaborazione trasversale.

«È positivo che non ci sia stata contrapposizione. Detto questo, da leghista sono un po' preoccupato per come si presenterà Milano. Spero che non sia solo un rilancio del brand Milano, ma di tutta la città, periferie comprese, penso anche ai trasporti e alle stazioni periferiche, che siano sistemate e non si presentino come stazioni del terzo mondo».

Ma sulla c'è una responsabilità condivisa ora che la Lega è al governo e il Pd in Comune?

«Dovrebbe essere così, ma purtroppo vedo che la gestione di questi aspetti viene usata per contrapporsi all'operato di Salvini. Sala si è schierato contro il decreto sicurezza, che dà strumenti veri ai sindaci. Cerca di fare propaganda anti-Salvini».

Ma come stanno le periferie?

«C'è bisogno di molti interventi perché, ci sono molte cose non fatte . Via Bolla, il Corvetto, San Siro, ci sono situazioni drammatiche. E dobbiamo considerare anche l'hinterland, per esempio stazioni del metrò senza gli standard necessari».

Avete ironizzato pesantemente sulla festa dell'Unità a Rogoredo, dipingendola come degrado...

«Un po' di autoironia non guasta. Non mi sono arrabbiato per le battute sulla Lega. Non considero il Pd alla stregua dello spaccio, era una battuta senza intento offensivo».

C'è una tensione particolare in questa fase, fra sinistra e Lega.

«Sinistra e Pd vivono questa crisi in modo molto forte. Erano al 40% e questo consenso è andato giù: anche sul sociale, oltre che sulla sicurezza, i cittadini hanno riconosciuto nella Lega una risposta più pragmatica. La sinistra vive male questa impasse».

Il Pd si vuole ricompattare, a sinistra, contro Salvini.

«Il caso Sea Watch l'hanno creato loro. Dipingono Salvini come un mostro, un dittatore, ma lo spauracchio non funziona, anche il rigurgito fascista è una grande menzogna. Non c'è alcun ritorno del fascismo».

Sala a Milano pare forte però.

«Noi dobbiamo portare avanti un programma preciso per la Milano del futuro. Per esempio, pensiamo al fallimento della città metropolitana, cerchiamo di pensare come potrebbe funzionare Milano con più poteri ai Municipi. Va superata questa divisione fra centro e periferie. Milano non è solo moda e Salone del mobile, è anche quella dei quartieri, dei 20mila giovani che se ne sono andati. Ora dovremmo pensare a Milano come zona ad agevolazione fiscale per investimenti e assunzioni».

Nella Lega qualcuno dice che con certi mondi cittadini i leghisti dovrebbero dialogare più e meglio.

«Sì, con questa Milano abbiamo parlato poco, ma sono mondi attenti a progetti nuovi. La Lega deve uscire dai soliti parametri: il primo partito non può avere la stessa struttura e le 4 sezioni di 25 anni fa. Dobbiamo aprirci alla società civile, le elezioni però si vincono lì e si stravincono nei quartieri, dove le vinse Pisapia. Una cosa non esclude l'altra».

Alle Europee lei ha dato l'esempio, sostenendo una candidata che non era una leghista storica, ma molto forte in periferia.

«L'esempio calza a pennello, Silvia Sardone conosce ogni centimetro di via Padova, viale Monza e quartiere Adriano, ogni persona, e ha portato avanti temi nostri. Anche questo significa parlare alla società civile e a mondi non prettamente leghisti».

Anche per il candidato sindaco?

«È giusto che sia la Lega a esprimerlo, poi non deve essere per forza un leghista da 35 anni, né un manager. Magari un giovane. Ma non andrei a rincorrere Sala, se facciamo la partita sul suo campo rischiamo».

Il centrodestra? Con Forza Italia?

«In due anni tutto può cambiare, ma in Lombardia funziona: partirei dal centrodestra, poi potrebbe essere allargato o ristretto. Vedremo».

L'autonomia non arriva. Deluso?

«È molto importante per ogni leghista e dispiace vedere che in questo governo l'alleato fa di tutto perché non si arrivi a quella che sarebbe

una soluzione efficiente per tutti e non toglierebbe un euro al sud. Lombardia, Veneto ed Emilia possono fare da traino all'intero Paese, con questa opportunità a costo zero per lo Stato sarebbero ancora più efficienti».

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