Un altro match (a distanza) tra l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino e il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Dopo il corteo «senza muri» del 2017 e la tavolata antirazzista al parco Sempione lo scorso 23 giugno, il 2 marzo - vigilia delle primarie Pd - l'assessore dem - che tira la volata a Nicola Zingaretti nella sfida per la segreteria ha promosso una marcia a favore degli immigrati che si professa anti salviniana già dal titolo: «People, prima le persone» invece dello slogan «prima gli italiani» del leader leghista. E Salvini durante una diretta Facebook ieri ha ribadito che il governo gialloverde continuerà a «sigillare i porti. Da inizio anno abbiamo avuto solo 53 arrivi contro il migliaio del 2018. Vengo attaccato da sindaci e cantanti ma se ho l'appoggio degli italiani, di questi insulti me ne faccio una ragione. Nel frattempo il Pd organizza marce a favore dell'immigrazione. Per fortuna in democrazia decidono gli italiani e non solo i marciatori di sinistra».
L'assessore dem colpito nel vivo ribatte: «La reazione di Salvini alla manifestazione del 2 marzo è profondamente sbagliata. Detto che l'iniziativa è promossa dal mondo del sociale, del terzo settore, di chi si batte, indipendentemente da ogni appartenenza di partito, per i diritti di tutti e contro le discriminazioni, suggerirei al ministro di fermarsi tra un tweet e l'altro ad ascoltare le organizzazioni promotrici (dalle Acli ad Action Aid ad una miriade di soggetti grandi e piccoli) su quel che vuole dire quella mobilitazione». Il 2 marzo insiste Majorino «la gente scenderà in piazza contro ogni discriminazione. Quelle legate al colore della pelle ed anche quelle subite se si è persone con disabilità. Uno dei punti principali dell'iniziativa ad esempio è contrastare i tagli al sociale e ai servizi per i disabili operati da questo governo. Tagli che Salvini ovviamente e volutamente ignora».
Alla sinistra pronta a scendere in campo a favore dei migranti Silvia Sardone, consigliera del gruppo misto in Comune e in Regione, consiglia di dare uno sguardo alle percentuali di aiuti economici destinate agli immigrati, «forse si accorgeranno che se esiste una discriminazione è quella a danno degli italiani. La sinistra con le sue politiche immigrazioniste sta abbandonando gli italiani in difficoltà». Parla (ad esempio) dei sussidi per il sostegno al reddito rivolti a famiglie con minori, «per il 76% vengono incassati da nuclei di origine straniera, un dato incredibile e in peggioramento considerato che nel 2016 la quota era del 65%». Il Comune ha già anticipato che per dare una mano anche al ceto medio modificherà i requisiti per accedere alla Bebè Card: ad oggi il 72% delle richieste accolto sono finite a donne extracomunitarie. Ancora, Sardone ricorda che il 50% per cento delle borse lavoro sono elargite a stranieri, nei primi 200 nomi in lista d'attesa per un alloggio popolare compaiono 134 immigrati e anche il 68% del Rei, il reddito di inclusione statale, è andato a famiglie non italiane.
«Considerando che a Milano i 19% della popolazione è straniera significa che è in atto un razzismo al contrario che penalizza gli italiani» affonda. Secondo le stime del Comune però non cambiare molto con il Reddito di cittadinanza Lega-M5S, su 3.500 beneficiari circa duemila saranno stranieri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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