Cronaca locale

«Schiscetta» a scuola anche per risparmiare L'ok del provveditore

«Schiscetta» a scuola anche per risparmiare L'ok del provveditore

«La schiscetta a scuola? In un momento di crisi economica come questo è sicuramente una posizione che va considerata». Giuseppe Petralìa, provveditore milanese, ne fa una questione di buonsenso. «Ci sono situazioni oggettivamente difficili oggi» dice e la richiesta da parte dei genitori di portare la schiscetta da casa «esprime un'esigenza in relazione a uno stato di disagio». Per questo lui non liquida il problema nascondendosi dietro la legge che vieta di portare cibo non confezionato a scuola. «Parliamone» è la posizione di Petralìa, al punto che sta valutando di promuovere un tavolo col Comune e Milano Ristorazione «per adottare un comportamento univoco anche a fronte della denuncia del Codacons». «Magari poi valuteremo che è impossibile e ne prenderemo atto».
Se infatti fino a qualche tempo fa le segnalazioni di protesta per la mensa scolastica che giungevano ai suoi uffici erano sporadiche, ultimamente «il fenomeno che si è acuito perché in tanti si trovano in difficoltà a pagare la retta», spiega. I genitori scrivono ai presidi, alle associazioni dei consumatori. A Comune e Milano Ristorazione. Ultimamente hanno chiesto anche l'intervento dell'ufficio scolastico provinciale. La questione schiscetta a Milano è tornata alla ribalta nei giorni scorsi. Promossa da alcuni genitori per protesta contro il caro mensa è stata sollecitata anche dal Codacons che ha formalizzato una regolare diffida proprio all'Ufficio scolastico - oltre che a Milano Ristorazione e al Comune - perché «venga garantito il diritto agli alunni di portare il pasto da casa». Non solo.
L'idea di portare il panino da casa piace anche agli studenti più grandi. All'università Statale hanno chiesto una zona dover poter consumare cibo portato da casa senza essere costretti a spendere ogni giorno i sei e rotti in mensa (acqua esclusa). Martedì hanno incontrato il rettore e hanno ottenuto l'ok. Nei prossimi giorni sarà allestito in via Festa del perdono il primo spazio ristoro dove sarà allestita proprio l'area-schiscetta. Sette studenti su dieci secondo un questionario che era circolato nei giorni scorsi proposto dal gruppo Unisì (al quale hanno risposto 4mila studenti) avevano chiesto locali dove potersi fermare a mangiare un panino e anche aule per studiare. Il rettore Gianluca Vago ha promesso che esaudirà anche quest'ulteriore desiderio, con una sala-studio di 450 posti. Oltre all'apertura straordinaria da marzo della biblioteca centrale Crociera fino alle 23.30 durante la settimana e il sabato fino alle 18. Insomma l'esigenza di risparmiare si fa sentire dai 6 anni in su. Ma se all'università il problema è di più facile soluzione, alle elementari e alle medie milanesi si deve scontrare col divieto (per legge) di introdurre alimenti che non siano chiusi e sigillati. L'associazione di consumatori, contattata dai rappresentanti dei genitori di Legnano però, ha deciso di fornire sostegno legale e di inviare una formale diffida al Comune di Legnano, ai dirigenti scolastici, oltre che alla Procura della Repubblica perché non sia impedito agli alunni di poter portare il cibo da casa. «I genitori hanno diritto di rivendicare scelte alimentari autonome e di esercitare l'obiezione di coscienza, portando il cibo da casa - sostiene Marco Donzelli, presidente del Codacons - E questo diritto vale anche per protestare contro il caro mensa». Una posizione condivisa da molti genitori.

Meno da altri che considerano comunque la mensa una conquista per la nostra scuola irrinunciabile.

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