Ne ha fatte due di olimpiadi Daniel Fontana quindi sa perfettamente cosa significa. Qual è la magia: «Ho visto come i Giochi cambiano una città, come hanno cambiato agli inizi degli Anni Duemila Pechino e quattro anni dopo Atene- racconta il forte triatleta azzurro- Una trasformazione non solo nelle strutture ma anche nell'approccio della gente allo sport». É un fatto di mentalità. Lo sport fa parte della sua vita e con le gare ha girato il mondo, un mondo che spesso per cultura sportiva è un po' più avanti di noi: «Sì è così ma Milano con l'Expo ha fatto un grande salto di qualità- spiega- E' diventata una città più aperta, internazionale, più disponibile anche verso lo sport. Ci sono grandi manifestazioni come la maratona, la Stramilano, la Deejayten che negli anni passati venivano un po' contestate ma che ora si cominciano ad accettare e la gente partecipa. Se dovessero arrivare i Giochi invernali sono convinto che questa città farebbe un passo avanti definitivo perchè tutti gli eventi sportivi alla fine sono un valore aggiunto, portano cultura, turismo ma soprattutto valori positivi»
Nel triathlon si nuota, si va in bici e alla fine si corre e il campione della Dds di Settimo milanese, nato 43 anni fa nella Patagonia Argentina ma poi naturalizzato italiano, fa tutto molto bene. Talmente bene che è l'unico azzurro ad aver vinto tre Ironman, gara durissima dove si nuota per 4 chilometri, si pedala per 180 e alla fine si corrono i 42 chilometri della maratona, e l'unico ad essersi qualificato per ben sei volte alle finali del mondiale che ogni anno si svolgono a Kona alle Hawaii.
Ci sarà anche quest'anno: «Quella delle Hawaii è una gara unica dove tutto è iniziato tanti anni fa e dove tutto finisce- racconta- Per molti è il sogno di una vita, per me questa volta sarà la coronazione di una carriera iniziata quando avevo 15 anni e che mi ha dato tantissime soddisfazioni. É il cerchio che si chiude e ci arriverò ad ottobre con una preparazione graduale che mi terrà alla larga dal rischio di infortuni. Non correrò altri Ironman ma solo dei mezzi puntando anche a conquistarne qualcuno. Alle Hawaii non vado per vincere però darò tutto il meglio che potrò dare...». Come sempre d'altronde. Come richiede uno sport di sacrificio come il triathlon che i questi ultimi anni sta registrando un vero e proprio record di iscritti, soprattutto nei settori giovanili: «Sì ci sono molti bambini che si avvicinano a questa disciplina ed è un bel segnale- spiega Fontana- Milano e la Lombardia fanno un po' la parte del leone perchè qui ci sono tante società, c'è tradizione e ci sono strutture che permettono di seguire i ragazzi. E' uno sport completo che, soprattutto all'inizio, insegna ai piccoli a diventare più autonomi, ad organizzarsi perchè la gestione di tre discipline richiede un po' di organizzazione. Anche solo nel prepararsi la borsa».
Fatica, impegno e organizzazione che poi fanno la differenza. Che valgono per i più piccoli che devono imparare ma anche per chi come Fontana che da poco è diventato papà e che quindi si è trovato a «resettare» una vita e le sue giornate. Le sue doppie sedute quotidiane di allenamento, i viaggi, gli impegni: «Mio figlio mi ha cambiato le priorità- ammette- E' la cosa che viene prima di tutto ed è chiaro che condiziona le scelte.
Però credo che mi abbia cambiato dentro. Non so se farà triathlon, sinceramente non ci ho neppure pensato. Io sarei soddisfatto e felice che comunque facesse sport, per il suo benessere e per la sua formazione. Quale sarà poi lo deciderà lui...»
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