Secondo uno studio della Cgia nel capoluogo lombardo si pagano le tasse più alte d’Italia: «Ma quantità e qualità dei servizi sono maggiori», replica il Comune «Allo Stato i milanesi versano 6 miliardi l’anno» Il sindaco Moratti: «C’è una spro

Palazzo Marino: «I nostri trasporti servono l’hinterland, noi spendiamo anche per loro»

Gli unici a non stupirsi saranno proprio i milanesi. Ormai rassegnati (ma non troppo) a finire in testa alla classifica dei più tartassati d’Italia. Ben 2.082,23 euro pro capite all’anno di imposte locali. Da aggiungere (sono dati riferiti al 2005) al salasso già dovuto allo Stato. Salato, ma almeno uguale per tutti visto che gli abitanti di Enna (ultimi in classifica) se la cavano con 604 euro versati tra Comune, Regione e Provincia. E che Roma veleggia al dodicesimo posto con appena (si fa comunque per dire) 1.773 euro all’anno. A buon mercato Napoli con appena 993 euro e anche Firenze che si ferma a poco più di 1.500. «L’indagine conferma una situazione che Milano richiama da tempo: allo stato i milanesi danno molto, ma ricevono poco» replica Letizia Moratti alla ricerca dell’ufficio studi della Cgia di Mestre. Secondo il Sindaco la città versa allo Stato quasi sei miliardi di euro per imposte e tributi, ottenendo in cambio «solo» 834 milioni. «Milano produce il 10 per cento del Pil nazionale - continua la Moratti - ne riceve dallo Stato meno del tre per cento». Il Comune, ha ricordato il primo cittadino, ha ridotto l’Ici dal 5 al 4.7 per mille e introdotto detrazioni fiscali per le famiglie meno abbienti e più numerose. La situazione fotografata dalla Cgia, ha concluso la Moratti, conferma l’urgenza dell’introduzione di «un autentico federalismo fiscale».
«Per Milano oltre al danno la beffa. Evidente che se fossimo per conto nostro potremmo dimezzare le tasse», commenta il capogruppo della Lega Nord Matteo Salvini. Che divide anche l’importo. Per i milanesi 1.088,34 euro alla Regione, 908,84 al Comune e 85,05 alla Provincia. Per un totale da primi in classifica, titolo di cui i residenti farebbero volentieri a meno. A Palazzo Marino finiscono l’Ici (l’imposta sulla casa) e la Tarsu, la tariffa per l’asporto dei rifiuti urbani. La Provincia, poi, incassa l’imposta sulla Rc auto, l’addizionale sulla bolletta dell’Enel e quella sull’imposta di trascrizione. La Regione, invece, incassa l’Irap (l’Imposta regionale sulle attività produttive), la compartecipazione sull’Iva, l’addizionale regionale sull’Irpef e quella sulle accise della benzina. Alla fine il 53,5 per cento finisce alle Regioni, il 40,8 ai Comuni e appena il 5,6 alle Province. «È evidente - dice il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - che dove si pagano più tasse, almeno in linea teorica si hanno livelli sia quantitativi che qualitativi di servizi migliori». Linea difensiva sposata da Riccardo De Corato. «Credo sia indubitabile - spiega il vicesindaco - che quello che offriamo ai nostri cittadini sia superiore a città come Bologna, Napoli o Catania. Milano ha 80 chilometri di metropolitane, in gran parte costruite con i nostri soldi. E ora stiamo aprendo anche i cantieri delle linee 4 e 5. Chiaro che i nostri parametri sono le grandi città europee. Ed altrettanto chiaro che tutto questo ricade sulla fiscalità». A parziale consolazione il fatto che i dati si riferiscono al 2005, prima cioè della decisione del sindaco di tagliare l’Ici sulla prima casa a molte famiglie.

E di promettere che, nei prossimi anni, sempre più milanesi potranno beneficiare degli sgravi. «Senza abbassare la qualità di quello che offriamo - assicura De Corato -. Solo per i servizi sociali spendiamo 240 milioni di euro all’anno. Non so quante altre città facciano altrettanto».

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