La sinistra in confusione pensa a primarie finte Ambrosoli detta le regole

Candidati col fiato sospeso per capire se le primarie del centrosinistra manterranno una forma accettabile o diventeranno finte. Umberto Ambrosoli, dopo un incontro con i vertici regionali di Pd, Sel e Idv, si è detto disponibile a un ricorso agli elettori ma non usa mai la parola «primarie». Il suo comitato elettorale spiega che l'avvocato «ha manifestato la piena disponibilità a prendere parte a forme di partecipazione popolare dell'elettorato lombardo che intende discutere e sostenere un progetto di patto civico».
Si tratterebbe non più di primarie del centrosinistra ma di una «partecipazione civica» in cui il voto sarà dato sui programmi. A indire la prima giornata sarebbe un comitato dei saggi con tre o quattro sindaci eletti in liste civiche (forse Giuliano Pisapia?) e associazioni. Non potranno partecipare al «patto civico» coloro che hanno governato negli ultimi anni con Formigoni. Insomma, primarie con divieto d'accesso.
Ma la confusione regna ancora sovrana. La direzione del Pd è stata rimandata a oggi perché il segretario regionale, Maurizio Martina, ha avuto un leggero malore. Il segretario regionale di Sel, Franco Bordo, spiega che Ambrosoli «ci presenterà una sua proposta politica e in base a quella valuteremo se sussistono ancora le condizioni per svolgere le primarie». Alto mare.
I candidati protestano. «Non si cambiano le regole in corsa» dice il candidato socialista Roberto Biscardini. Fabio Pizzul spiega che «le primarie faranno bene alla candidatura di Ambrosoli, che ha bisogno di passare dalla partecipazione popolare». E la ginecologa della Mangiagalli, Alessandra Kustermann, sempre più decisa a correre, insiste per consultazioni vere: «Si possono anche chiamare consultazioni e non primarie, quello che conta è una testa, un voto. Concorrerò a una consultazione degli elettori, comunque sia chiamata. Ho già raccolto 3500 firme reali e certificate in numerosi banchetti tra Milano e le provincie lombarde».
L'Udc si smarca da Ambrosoli, alle prese con le pastoie della coalizione di sinistra, che arriva fino a Sel e Idv. A prendere posizione è il leader, Pierferdinando Casini, con «opinioni positive sia su Umberto Ambrosoli che su Gabriele Albertini». Non c'è nulla di definitivo: «Sui candidati si alla Regione si deciderà quando saranno chiare le carte in tavola». La parola magica è «discontinuità, a destra come a sinistra».
Entra in dettagli concreti il segretario regionale del partito, Christian Campiotti: «Albertini e Ambrosoli sono entrambi candidati stimabili, ma bisogna valutare i programmi e la squadra. Le due coalizioni non possono essere riedizioni del centrosinistra e del centrodestra di due anni fa. Per noi è importante la moderazione dei toni e dei contenuti». Quale il modello di sanità preferito? «Non possiamo negare che per quindici anni abbiamo collaborato con Formigoni a creare questo modello di sanità, ma in questi due anni sono emerse degenerazioni, fatti moralmente discutibili». E così «ci aspettiamo un atto di coraggio da Albertini, che stimo.

Non si tratta di tagliare i ponti con Formigoni e con il Pdl, ma di non lasciarsi vincolare». In sintonia il segretario cittadino dell'Udc, Pasquale Salvatore, che parla via twitter: «Albertini e Ambrosoli sono due ottimi candidati per la Lombardia, ma l'Udc non ha ancora preso alcuna posizione ufficiale».

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