La sinistra: «Sui rom ripartire da zero»

La sinistra: «Sui rom ripartire da zero»

Un passo indietro, dopo la rissa fra clan che è degenerata in un omicidio nel parcheggio del San Raffaele. Nella storia della sinistra l'autocritica è una cosa seria. E spesso inizia così, con «un passo indietro», cui seguono gli immancabili due o più «passi avanti». Mirko Mazzali, da ottimista, intende farne addirittura dieci, in avanti. Ma la sostanza non cambia: fermarsi, cambiare direzione, ripartire. Da presidente della commissione Sicurezza del Consiglio comunale di Milano la sua convinzione non può essere fondata sul «sentito dire». Da esponente di Sinistra, ecologia e libertà, fedelissimo del sindaco, Giuliano Pisapia, e suo generoso sostenitore nelle polemiche interne, la sua opinione ha un peso non irrilevante nella maggioranza. Ed eccola, questa idea, affidata a un intervento molto deciso, com'è nel suo stile: «Ripartire da zero. Gli ultimi tragici avvenimenti verificatesi al San Raffaele, con la morte di una persona, impongono una seria riflessione sul campo Rom di via Idro». Il «campo comunale - riflette Mazzali - è stato per lunghi anni un esempio di integrazione, con un forte e importante apporto dei cittadini e delle associazioni di volontariato. Purtroppo la situazione è andata via via degenerando, il campo si è via via degradato, i rapporti fra coloro che ci vivono hanno raggiunto in livello di tensione e violenza non più tollerabile».
E dunque, per ripartire da un proverbiale interrogativo anch'esso storico a sinistra: che fare? «Forse - risponde Mazzali - è giunto il momento di ripartire da zero, di prendere coscienza del fatto che la situazione è ormai irreversibile, che occorre occuparsi, assistendoli, di chi vuole continuare il percorso intrapreso e di essere intransigenti con chi incute timore e pone in essere atti di violenza e prevaricazione. Perché l'esperienza di via Idro non può andare dispersa e neanche andare avanti senza una progettualità. Fare un passo indietro per farne dieci avanti». Basta mettere in fila gli aggettivi per rendersi conto che non è il solito discorso di circostanza che vuole correggere una linea. La svolta è drastica: le violenze sono «non più tollerabili», la situazione è «irreversibile», occorre essere «intransigenti».


L'avvocato Mazzali è molto noto nella politica milanese per essersi accreditato come l'anti-De Corato; per essersi cioè affidato il compito di incarnare (su immigrati, centri sociali, nomadi, sicurezza e temi simili) una politica opposta a quella delle amministrazioni di centrodestra, che avevano affidato la delega alla Sicurezza, per interi lustri, a Riccardo De Corato, ex Msi poi An e Pdl, per 15 anni vicesindaco - prima di Gabriele Albertini e poi di Letizia Moratti - e oggi vicepresidente del Consiglio comunale in forza a Fratelli d'Italia, la formazione nata alla destra del Popolo della Libertà. Mirko Mazzali, forse a ragione, si arrabbierebbe se gli attribuissero una svolta «a destra». Ma forse qualcuno, legittimamente, potrebbe dire che oggi (un po') dà ragione al suo nemico-De Corato.

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