Sistema Sesto, Filippo Penati a processo per tangenti

È arrivato nella stanza dei bottoni dei Democratici. È stato l'uomo forte del Pd al nord e il braccio destro del segretario Pierluigi Bersani. Poi, per Filippo Penati, sono cominciati i guai giudiziari. Da Sesto San Giovanni la sua carriera è iniziata, e a Sesto è arrivata al capolinea. L'ex presidente della Provincia e ormai ex consigliere regionale (nonché membro dell'ufficio di presindenza del Pirellone), dovrà ora affrontare un processo. Ieri, infatti, il gip di Monza - dove è stata aperta l'inchiesta sul cosiddetto «sistema Sesto» - lo ha rinviato a giudizio. Per Penati - e per l'allora segretario generale di Palazzo Isimbardi Antonino Princiotta - è stato dispoto il giudizio immediato, così come chiesto dagli indagati. Penati, dunque, andrà a dibattimento - che inizierà il 13 maggio - saltanto l'udienza preliminare, che invece sarà affrontata oggi da altri 20 persone finite nell'inchiesta.
Le accuse contestate dai pubblici ministeri Walter Mapelli e Franca Macchia, titolari del fascicolo, sono di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. Diversi i filoni di un'indagine nata ormai due anni fa dalle dichiarazioni del costruttore Giuseppe Pasini, che si è presentato inizialmente davanti ai magistrati milanesi raccontando di essere stato vittima di soprusi da parte degli amministratori locali di Sesto, fin dal 2000. Si va dai soldi che sarebbero stati versati per agevolare il rilascio di concessioni edilizie sulle aree Falck e Marelli, alla presunta mazzetta da due milioni restituita da Penati all'imprenditore Piero Di Caterina, e mascherata da caparra per un fittizio contratto di compravendita immobiliare; dal Sitam, il sistema integrato tariffario dell'area milanese, alle irregolarità che riguarderebbero la realizzazione della terza corsia della Milano-Serravalle. Oltre che per Penati, Princiotta e giordano Vimercati, la Procura aveva chiesto il processo per l'imprenditore Di Caterina - altro grande accusatore dell'ex sindaco di Sesto -, il vice presidente del Consorzio Cooperative Costruttori Omer Degli Esposti, l'amministratore del gruppo Gavio Bruno Binasco, l'architetto Renato Sarno, l'ex amministratore delegato di Milano-Serravalle Massimo Di Marco, l'ex presidente di Bpm Massimo Ponzellini e il presidente della Banca di Legnano Enrico Corali, i due imprenditori Enrico Intini e Roberto De Santis, Agostino Spoglianti (ai vertici del gruppo Sina), Marco Gadaleta e Paolo Golzio, amministratori di Energia e Territorio e di Energrid.

Questi ultimi fanno parte della vasta schiera di generosi finanziatori di «Fare Metropoli» (altro filone di indagine), l'associazione culturale di Penati che secondo i magistrati sarebbe stata un «mero schermo destinato ad occultare la diretta destinazione delle somme» (circa 360mila euro) all'ex inquilino di via Vivaio in vista delle elezioni provinciali e regionali del 2009 e del 2010. E mentre il processo sta per entrare nel vivo, Di Caterina pubblica un libro di «memorie». Titolo: «Il sistema corruzione». Ovvero, «come rubano i nostri soldi e perché dobbiamo dire basta».

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