Cristina Bassi
Lo spaccio in Corso Como è fuori controllo. A lanciare l'allarme è la polizia. Il binomio cocaina-movida da queste parti non è certo una novità, ma i pusher hanno fatto un salto di qualità. Spaccio a tappeto fino a tarda notte, poi se il guadagno della serata non è stato soddisfacente si passa alle rapine.
È quello che spiegano al commissariato Garibaldi-Venezia. «Molti dei pusher della zona vendono droga fino a una certa ora - sottolinea Alessandro Chiesa, funzionario del commissariato che ha portato a termine l'ultima operazione di contrasto -. Se non hanno raggiunto un guadagno sufficiente, si trasformano in violenti rapinatori». Gli agenti parlano di «emergenza spaccio» e hanno intensificato i controlli proprio in questa che è una delle principali piazze cittadine sia del divertimento sia della criminalità di strada. Due settimane fa era stato arrestato in flagrante uno spacciatore italiano di 41 anni, incensurato, che smerciava dosi nei bar di via Bonnet. Dietro a questo pesce relativamente piccolo però doveva esserci per forza un fornitore. Dopo una settimana di indagini, pedinamenti, appostamenti e ascolto delle telefonate tra complici la polizia è risalita a Maurizio Campesi, anche lui senza precedenti penali, 28enne nato a Vibo Valentia che da due anni vive a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza.
Campesi è stato arrestato con le accuse di detenzione e spaccio di stupefacenti. Nascondeva la merce in una casa disabitata di Senago, poco fuori Milano, e riforniva appunto il mercato illecito del centro di una cocaina molto «buona». L'immobile era in vendita e completamente vuoto. Dentro, solo un armadio e un tavolo su cui è stata ritrovata la droga. La polizia ha sequestrato giovedì scorso un chilo di cocaina di ottima qualità, due chili di hashish e 800 grammi di marijuana, oltre a 25mila euro in contanti. La polvere bianca, particolarmente pura, era confezionata sottovuoto. Sarebbe poi stata suddivisa in palline da un grammo, vendute in Corso Como a 50 euro ciascuna.
Il sospetto degli agenti è che Campesi faccia a sua volta parte di un grosso giro che si dedica al traffico di stupefacenti. Ma lui non parla con gli inquirenti e non ha finora fornito indicazioni sulle persone che rifornivano lui e il suo fortino di Senago. Il suo ruolo era occuparsi dell'approvvigionamento e della custodia della «roba». La vendita al dettaglio nelle vie della movida era invece come da tradizione gestita da pusher per la maggior parte africani provenienti da Gambia, Ghana, Mali.
Il primo spacciatore arrestato, il 41enne, ha raccontato agli investigatori di essere incappato in un periodo di difficoltà economiche dopo il fallimento della sua attività imprenditoriale. Avrebbe perso decine di migliaia di euro e avrebbe accettato la proposta di un conoscente di ripiegare sullo spaccio. Neppure lui collabora con la polizia: «Quelli sono calabresi - ha detto -, ho paura di ritorsioni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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