«Batman non c'è in Lombardia. Credo che i nostri gruppi abbiano rispettato fino in fondo le regole». Così il governatore Roberto Formigoni difende i consiglieri regionali a cui la magistratura chiede conto di 2 milioni di euro di rimborsi non ritenuti giustificati da ruolo e funzione. «Le spese di cui si parla - attacca il capogruppo della Lega Stefano Galli - sono le stesse che stanno ancora sostenendo il Pd, l'Italia dei Valori, l'Udc, Sel, i Pensionati. Stanno tirando la volata ad Ambrosoli, questo è evidente». La prossima settimana gli interrogatori per saperne di più sulle ricevute presentate per l'acquisto di lecca lecca, gratta e vinci, lemonsoda, salsicce e torta sbrisolona, ma anche cartucce da caccia e ostriche. O cene da 800 euro da Giannino messe in nota spese da Nicole Minetti e 18 euro per l'acquisto del libro «Mignottocrazia» di Paolo Guzzanti. Ma c'è anche il leghista che comprava fuochi d'artificio da un cinese. E se li faceva rimborsare.
Ai ventidue consiglieri già raggiunti dall'invito a comparire, se ne aggiungeranno presto altri: diciotto (tra cui Renzo Bossi) sarebbero già iscritti nel registro degli indagati e nuovi nomi si aggiungeranno quando la Guardia di finanza avrà esaminato i conti dei partiti rimasti finora fuori dalla retata, come il Pd, che solo ieri ha ricevuto l'ordine di esibizione della propria contabilità interna.
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