«Stiamo morendo, dopo 15 anni ora mi sento come un esodato»

Scaduta. Come un qualunque cibo da scaffale che abbia raggiunto la data sulla confezione, oggi la Provincia di Milano cesserà di esistere. Da mezzanotte come una Cenerentola qualsiasi chiuderà i battenti il più antico ente d'Italia dopo 154 anni dall'istituzione quando primo presidente fu Massimo D'Azeglio. Sarà costretta a lasciare il passo alla Città metropolitana il cui primo sindaco per diritto (non elettivo) sarà Giuliano Pisapia. Istituita a titolo provvisorio dal Decreto Rattazzi nel 1859, i suoi organi amministrativi e istituzionali entrarono in vigore nel 1860 dopo la ratifica del trattato di Zurigo che sancì il definitivo passaggio della Lombardia al Regno di Sardegna.
Oggi alle 15 l'ultima seduta del consiglio presieduto da Bruno Dapei a concludere il mandato partito il 24 giugno del 2009 quando l'oggi presidente Guido Podestà subentrò a Filippo Penati che era ancora l'uomo forte del Pd. Ultimo giorno anche per i 45 consiglieri perché da domani la Legge Delrio prevede che le funzioni di indirizzo e controllo dell'assemblea siano assunte dal presidente Podestà. Che rimarrà in carica a fino al 31 dicembre per la sola ordinaria amministrazione, ma a titolo gratuito. Così come a titolo gratuito dovrebbero rimanere i dodici assessori al cui spirito di volontariato fa appello il governo. Sei mesi in un ente fantasma, in alternativa le dimissioni per il vice presidente Novo Umberto Maerna, Luca Agnelli, Stefano Bolognini, Roberto Cassago, Maurizio Cozzi, Franco De Angelis, Giovanni De Nicola, Paolo Giovanni Del Nero, Silvia Garnero, Marina Lazzati, Massimo Pagani e Cristina Stancari.
Entro il 30 settembre, invece, dovrà insediarsi il consiglio metropolitano composto da 24 membri scelti da e tra i sindaci e consiglieri dei 134 Comuni della provincia con voto ponderato. Solo a Milano (e dopo una decurtazione) andrà il 35 per cento del peso. A chi spetteranno le singole deleghe, l'occuparsi di strade, piuttosto che di scuole, sport, Idroscalo o Serravalle «è ancora una nebulosa» spiegano a palazzo Isimbardi. Entro il 31 dicembre il consiglio dovrà approvare lo statuto della Città metropolitana che subentrerà alla Provincia dal primo gennaio 2015 con a capo Pisapia. E questa è l'unica certezza.
Come una certezza è che nessuno dei dipendenti a tempo indeterminato perderà il posto. L'unica incognita è se finiranno in Regione, nei Comuni o alla Città metropolitana di cui però nessuno ancora sa quali siano le competenze e quindi anche le esigenze di forza lavoro. Un gran pasticcio all'italiana. Senza stipendio, invece, rimarranno i dipendenti a tempo determinato: almeno 130 con incarichi legati a presidente e assessori.

«Vorrei sapere - ha detto Podestà - cosa dobbiamo fare per chi ha lavorato qui per anni». Podestà che ha anche annunciato di non sapere ancora «se rimarrò per tutti e sei i mesi previsti dalla legge, potrei però fermarmi per un periodo necessario a garantire un corretto passaggio di consegne».

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