Strade e scuole abbandonate. Default della Grande Milano

Città metropolitana a un passo dal dissesto finanziario. Incubo per manutenzioni e disabili. Presidio in piazza

Da Wikipedia
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Strade e scuole che cadono a pezzi, persone disabili senza assistenza adeguata. Sembra un incubo, sono le concrete, possibili conseguenze di un dissesto finanziario della città metropolitana. L'ente erede della Provincia, oggetto misterioso dal punto di vista istituzionale, non ha mai goduto di buona salute, nato com'è da una riforma confusa. Ora le cose potrebbero ulteriormente peggiorare, e letteralmente precipitare verso un imminente «default», se non ci saranno interventi puntuali e rapidi da parte del Governo. A Palazzo Isimbardi si vivono giorni concitati. Politica e sindacati si stanno muovendo. Lunedì, tra le 16 e le 17, è stata convocata un'assemblea-presidio tra i lavoratori dell'ente, i sindacati e i delegati del Comune di Milano.

La crisi «Grande Milano» condivide la crisi finanziaria con le «nuove» province, che ancora esistono, e resistono pur senza un voto diretto. Questa agonia generalizzata deriva dal pasticcio istituzionale concepito dal governo di Matteo Renzi. E un intervento governativo potrebbe risolverla. Non un'«elemosina romana», anzi. L'ente sovracomunale milanese è sempre stato usato, come e più di altri, come un vero e proprio bancomat dal governo centrale, che oggi viene sollecitata da più parti a restituire almeno in parte il «maltolto».

È Forza Italia a lanciare l'allarme con il coordinatore provinciale Graziano Musella, sindaco di Assago e capogruppo nell'ente di Palazzo Isimbardi, e con il vice capogruppo comunale Alessandro De Chirico, che annuncia la partecipazione al presidio: «Sala e la sua giunta - dice De Chirico - disattendono le promesse elettorali, calpestando i diritti dei lavoratori precari che da anni chiedono la regolarizzazione e che invece, oggi, insieme ai loro colleghi rischiano tutti il posto di lavoro. Una situazione avvilente e surreale».

Ma anche il sindacato è mobilitato. Il segretario provinciale Csa Roberto Carpenè, parlando di «latitanza di Sala», ha diffuso un comunicato con la posizione di Rsu, confederali e sigle minori: «Nelle condizioni attuali - spiegano - la Città metropolitana non è in grado di approvare un bilancio, si è chiesto a tutte le aree di operare ulteriori tagli, anche dei servizi, per un aggiustamento di bilancio. C'è da chiedersi cos'altro ci sia da tagliare in un ente le cui spese per il personale sono sotto il 15% del bilancio, proprio perché il personale è sottodimensionato». «I servizi della ex Provincia sono in condizioni di mera sopravvivenza, nonostante in alcuni casi abbiano dimostrato livelli di eccellenza. Basti l'esempio del nucleo di Vigilanza ambientale, che a Milano aveva svolto ruolo investigativo determinante per le indagini sui crimini ambientali». «Alcuni servizi - ricordano i sindacati - sono stati liquidati. È il caso del Centro assistenza minori». Altri servizi sono stati assorbiti dalla Regione: il settore ittico-venatorio e la cultura in un primo momento, poi la Formazione professionale e, alla luce del Protocollo Anas-Regione Lombardia nei prossimi mesi potrebbe toccare al Settore strade, con l'intento di esternalizzare». I pochi servizi rimasti (ambiente, idroscalo, centri scolastici, lavoro) secondo i sindacati rischiano per mancanza di risorse di essere spazzati via.

La ex Polizia provinciale è ridotta a meno di 20 unità, i 33 lavoratori a tempo determinato, nel caso il 1 luglio venisse determinato il pre-dissesto, sarebbero immediatamente lasciati a casa. E «nella manovra finanziaria in corso - si conclude - non c'è traccia degli impegni relativi agli interventi strutturali e dei 50 milioni, promessi» in occasione del Patto per Milano tra Renzi e Sala.

AlGia

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