Le potenzialità turistiche di Milano e della Lombardia sono infinite ma vengono affossate dalla tassa di soggiorno. Che genera sì introiti (24 milioni di euro gli incassi previsti dal Comune di Milano) ma rischia di compromettere gli investimenti e le visite dall'estero. Suona più o meno così' il «j'accuse» della Confcommercio che, appoggiata anche dalla Provincia di Milano, torna a chiedere a Palazzo Marino di eliminare il balzello di un euro per ogni stella dell'hotel in cui si alloggia.
«Le tasse rischiano di mettere il piombo alle ali» insorge Lino Stoppani, vice presidente della Confcommercio agli Stati generali del marketing territoriale promossi dalla Regione Lombardia. «La Lombardia - spiega Stoppani - ha numerosi punti di forza su cui puntare: la moda, il design, le eccellenze artistiche, culturali, enogastronomiche, le università, i poli culturali, le destinazioni turistiche. Fondamentale, quindi, soprattutto in vista di Expo, il ruolo del turismo internazionale. Per questo è una contraddizione aver introdotto l'imposta di soggiorno, che è un dazio alla rovescia, visto che a pagare è l'acquirente, e che non rappresenta sicuramente una buona azione di marketing territoriale». Stoppani inoltre ricorda come le tasse che gravano sul turismo siano già più alte di quelle di nostri principali competitor: «Penso a Paesi come la Francia e la Spagna che, a fronte della nostra Iva nel turismo al 10%, ne presentano rispettivamente una al 5,5% e all'8%».
Perfettamente d'accordo l'assessore al Turismo della Provincia di Milano, Stefano Bolognini: «L'introduzione dell'imposta di soggiorno rappresenta una contraddizione e non va nella giusta direzione di un buon marketing territoriale. Il Comune elimini la tassa di soggiorno che è una gabella dannosa, in vista di Expo 2015 dobbiamo attrarre turisti e non respingerli».
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