Ore 12, commento soft del sindaco Beppe Sala sulla chiusura della Regione alla deroga per aumentare a Milano il costo del ticket Atm 2 euro, una stangata inserita nella rivoluzione del biglietto integrato che Palazzo Marino vorrebbe far scattare ad aprile mentre il Pirellone ha chiarito il giorno prima di non essere pronto e di voler approfondire con i tempi giusti gli effetti sui costi per i pendolari. Senza la deroga il Comune dovrebbe accontentarsi di applicare l'adeguamento Istat, che vale comunque 25 milioni di incasso in più. «Escludo radicalmente di poter alzare il biglietto Atm solo a 1,7 euro, abbiamo bisogno di aumentarlo a 2 euro. Ne sto parlando con il governatore Attilio Fontana, ci sentiremo nel pomeriggio. Non è un capriccio nè un problema di conti del Comune, l'incasso del biglietto non copre neanche il 50% del costo del servizio». A quell'ora Sala confida ancora nella deroga, magari con un atto di giunta regionale avvallato dai consiglieri ribelli che a dicembre hanno stoppato l'iter in aula. Nel pomeriggio il governatore riunisce per 3 ore la maggioranza, presenti anche i capigruppo in Comune della Lega Alessandro Morelli e di Forza Italia Fabrizio De Pasquale, i consiglieri che hanno un seggio sia in Regione che in Comune, come Gianluca Comazzi (Fi), Massimiliano Bastoni (Lega), Manfredi Palmeri (Milano Popolare), Silvia Sardone (gruppo misto), c'è l'assessore alla Sicurezza ed ex vicesindaco Riccardo De Corato. Fontana fa presente il pressing del sindaco - l'aumento vale 55 milioni e Sala vuole chiudere il Bilancio contando su quella voce - ma si rimette al consiglio. E la chiusura è netta. Emerge qualche proposta di trattativa su Area B (più deroghe) o sullo stop al piano moschee. Tutti chiedono la «testa» dell'assessore alla Mobilità Marco Granelli (Pd). Ma al termine il governatore non può dare a Sala la risposta che si attendeva, i margini di cedimento sono vicini allo zero. E il sindaco su Facebook spara a zero e boccia pure l'autonomia che aveva sponsorizzato. Titolo: «Lo strabismo della Regione». Adesso, attacca, «è tutto più chiaro. La Regione e il presidente invocano più autonomia. Detto così potrebbe aver senso ma in realtà vogliono solo più potere perché poi quando viene richiesto da un grande Comune come Milano di poter aumentare di 50 centesimi il biglietto per continuare a migliorare il servizio l'autonomia non piace più. Purtroppo nel nostro Paese, martoriato da una burocrazia devastante e regole bizantine una città come la nostra deve chiedere il permesso alla Regione per implementare la politica tariffaria esponendosi così ai ricatti di una certa politica. Noi andremo avanti, facendo tesoro di tutte le lezioni. Una cosa ci è chiara. Non condivideremo mai istanze autonomiste che premiano solo le Regioni, perché passare da un centralismo statale a un centralismo regionale non porta nessun beneficio, anzi aggiunge un ulteriore livello di compromesso politico. Milano produce il 10% di tutto il Pil italiano, forse il modello Milano dà troppo fastidio a qualcuno?». Granelli aggiunge che Milano «va avanti senza la Regione». Fontana ribatte: «Sala sa bene che una condizione di maggiore autonomia della Regione è essenziale anche per il Comune, per proseguire sulla strada di una sempre maggiore capacità attrattiva e miglioramento nelle offerte di servizi, è un'occasione storica e non utilizzata come mero strumento per risolvere situazioni contingenti. La Regione ha il compito e il dovere di guardare a tutti i cittadini lombardi: quelli di Rozzano o Cologno. Per questo esiste, ad esempio, il Piano regionale dei trasporti per tenere insieme le esigenze e i bisogni di tutti, o il Piano regionale dell'aria».
De Corato, Comazzi e Morelli chiedono «le dimissioni di Granelli» e sostengono che «è ormai acclarato che l'aumento del biglietto serviva soltanto a coprire i buchi di Bilancio. E Granelli è inadatto a gestire il ruolo che ricopre». Morelli aggiunge: «Sala dia il benservito all'assessore poi spulceremo voce per voce i conti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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