Però, che acqua! Che delicata la Prima. Il pallone in porta, benché tenti di correrci subito, scandisce un'ansia intrepida che sopravviene e afferra la gola per quei novanta minuti che, guarda il caso, sono un multiplo di nove, i mesi che ci vogliono per fare un bambino, e il goal della Prima è l'attesa di un neonato per un tifoso, come se fino a ieri sera a mezzanotte non ci fosse mai stata una partita di calcio. Nove sono anche le volte che l'Italia ha battuto l'Inghilterra ai Mondiali. Fino ad oggi. Dopo l'afa arriva il diluvio che fa crollare la temperatira e battere i denti. PIù per il freddo che per l'emozione. L'Inno Nazionale, che smeriglia in azzurro lungo via Uberto Visconti di Modrone, dondolava al vento nelle burrascose ore piccole mai fatte da Milano fino a questo punto, dicendo «Forza Italia» nell'ottimismo che benedice gli audaci. Milano ha l'audacia d'essere una città tanto latina come anglo perché, in controtendenza al suo spirito intimista, ha aperto le porte di bar e locali dopo la mezzanotte. I segni della croce al suono di Mameli, le donne che trattengono il più forte grido di gioia perché il Mondiale è lungo e fino al 13 luglio ci sono altre battaglie da sostenere. Gestire con onore una battaglia non è vincere la guerra, e a quella vuole arrivare Balo, il cui volto i tifosi hanno già scolpito sulla coppa del Mondo. Milano ha tuonato l'ira di Dio, ventilato, gocciolato lacrime fin dal cielo, ma ha soprattutto goduto il 14 giugno del '14, la data d'apertura che condurrà la Nazionale fino all'ultima sfida di rigore. «Rigore» nel calcio è una parola d'ordine che assume significati di colore diverso come le maglie delle squadre, come la moda dei giocatori di andare in campo con una scarpa di una tinta diversa dall'altra. Primo significato: il rigore di rompere il ghiaccio con classe. In piazza Castello la Spagna «festeggia» per dimenticare i cinque goal subiti preparando la paella in una padella di 1 metro e 30 centimetri di diametro: quindici chili di riso, quindici di pesce per un piatto dedicato a 140 persone. «Abbiamo perso? No, pur perdendo noi vinciamo sempre» dice la cuoca Giulia, dimostrando che l'anima latino americana è un esprit smerigiliato e smeraldato, verde come il Brasile, come la speranza, come l'amore per una squadra, perché comunque vada noi godiamo e invece gli inglesi non smettono di pensare che: «l'erba del vicino è sempre più verde».
Il pallone rotola come gli spiedi nello stand del Brasile, sempre al Castello: «In Brasile il pallone è come le donne, per questo è magnifico: imprevedibile» dice il ragazzo che gira la cinquantina di spiedi con salsicce e costine di maiale. «Sposa bagnata, sposa fortunata». Milano ce l'ha messa tutta per bagnare l'inizio di un Campionato per cui si è coronata di maxischermi: dal Castello ai Navigli all'Idroscalo, ballando il tango nei locali argentini, creando feste come «Bola profonda» al Carroponte, una spiaggia alla Fabbrica del Vapore, dove a spopolare sono state la patatine fritte.
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