In trasferta da Palermo rapinavano le banche cantando i neomelodici

Presa una banda che aveva colpito a Milano Si davano la carica con le canzoni di Pernice

In trasferta da Palermo rapinavano le banche cantando i neomelodici

Canta il campano Salvo Pernice nella sua canzone Sei la mia pazzia: «Nessuno ci batte, nessuno ci fotte, nessuno ci toglie la speranza che accende un sogno». Storie di banditi. Come i cinque «trasfertisti» che - prima di mettere a segno i colpi in banca (tre tra Milano e il Varesotto, a Busto Arsizio, in altrettanti istituti di credito, tra maggio e ottobre dell'anno scorso) si «gasavano» con i testi delle canzoni del re del neomelodico. I rapinatori sono stati arrestati dagli investigatori della quinta sezione della squadra mobile guidati dal vice questore aggiunto Francesco Giustolisi e diretti dal dirigente Marco Calì, dopo essere stati raggiunti a casa loro, a Palermo, dall'ordinanza emessa il 22 maggio 2020 dal gip Sofia Luigia Fioretta su richiesta della procura di Milano, precisamente dei pm Laura Pedio e Isabella Samek Lodovici. Tutte rapine realizzate in agenzie della Ubi Banca, per un bottino totale che ha sfiorato i 300mila euro.

Ma vediamo com'è andata. Va detto che stavolta il «capo», il personaggio carismatico della banda, aveva in apparenza tutte le sembianze di un semplice comprimario. Si tratta di Gaspare Aruta, 44enne truffatore di lungo corso e con casa a Rozzano, che durante i colpi preferiva fare il «palo». È stato lui a organizzare i colpi a Milano (il 31 maggio e il 6 agosto alla Ubi banca di via Friuli, il 9 luglio e il 7 agosto nel medesimo istituto di credito ma in via Washington) con Gaetano Immesi di 43 anni e Massimiliano Lopez, 45enne.

È stato sempre Aruta a fare il regista dei colpi a Milano (il 31 maggio e il 6 agosto in via Friuli, il 9 luglio e il 7 agosto in via Washington) assieme a Gaetano Immesi, 43 anni e al 45enne Massimiliano Lopez. Il modus operandi era sempre lo stesso: Aruta restava fuori in auto, gli altri entravano coperti da parrucche e armati di taglierino e, mostrandosi particolarmente spregiudicati, prendevano in ostaggio i presenti fino all'apertura della cassaforte temporizzata, che attendevano senza battere ciglio, apparentemente incuranti del fatto che più il tempo passava più la possibilità di essere scoperti diventava concreta.

Pochi giorni prima del colpo a Busto Arsizio, Immesi e Lopez sono tornati a Palermo per incomprensioni sull'organizzazione della rapina. Così Aruta, a cui servivano soldi in fretta per comprare una casa da intestare alla figlia a Palermo, ha chiamato un contatto in Sicilia per farsi inviare «due manovali, due ragazzi svegli». A Milano allora sono arrivati Vincenzo La Corte, 45 anni e il 51enne Salvatore Montagna. I tre sono poi stati arrestati in flagranza mentre tentavano di assaltare la filiale.

Per questioni logistiche la banda aveva preso di mira solo il circuito Ubi, tenendo sotto controllo filiali di medio piccole dimensioni: nei giorni

precedenti alla rapina le telecamere li hanno ripresi mentre facevano gli appostamenti necessari allo studio dei colpi. In particolare era sempre una Fiat Punto, della compagna di Aruta, ad aggirarsi per le vie attorno alla banca.

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