Corto circuito a sinistra sulla Brigata ebraica. La confusione arriva fino a Lodi, dove il 9 novembre arriva la bella mostra già allestita nella sinagoga Bet Shlomo di Milano e dedicata all'eroica formazione sionista che contribuì alla Liberazione.
L'evento voluto dal vicesindaco Lorenzo Maggi, delegato alla Cultura, ha ricevuto il patrocinio dell'Anpi di Milano e del Centro studi nazionale Brigata ebraica, oltre che della città di Lodi. Ma incredibilmente, l'Anpi del Lodigiano non solo ha deciso di «declinare l'invito» ad aderire, ma lo ha fatto con motivazioni che rivolgono accuse incredibili allo Stato di Israele. Per l'Anpi di Lodi, l'iniziativa «appare esplicitamente promossa da istituzioni e organizzazioni dello stato d'Israele». E lo Stato di Israele viene dipinto così: «Si è dotato di armamento nucleare rifiutando qualsiasi controllo della comunità internazionale, occupa illegalmente i territori palestinesi e il Golan siriano, tiene sotto assedio la popolazione di Gaza, pratica la segregazione e la discriminazione nei confronti della popolazione arabo palestinese, utilizza anche l'assassinio nei confronti dei dirigenti palestinesi e di civili inermi».
Una posizione diametralmente opposta a quella di Roberto Cenati, presidente dell'Anpi di Milano che ad aprile aveva detto: «Dobbiamo essere grati ai 5mila soldati della Brigata ebraica, una pagina di coraggio che ha rappresentato un contributo fondamentale per liberare il nostro Paese dal nazifascismo». «Chi offende il simbolo della Brigata ebraica - aveva avvertito - ingiuria l'intero patrimonio storico della Resistenza italiana». Adesso forse Cenati dovrebbe fare una telefonata ai compagni di Lodi.
Il vicesindaco Maggi ha risposto con fermezza: «Accusare Israele di praticare la segregazione non solo è palesemente falso ma grottesco, e accusarla di praticare l'omicidio nei confronti di civili inermi è una infamia che ricalca di fatto i libelli antisemiti medioevali, secondo i quali gli ebrei si macchiavano di omicidi rituali». Deluso e sorpreso il direttore del Museo della Brigata ebraica, Davide Romano: «Per noi, come sempre, è un'occasione di incontro, dialogo e informazione, utile anche a battere il pregiudizio per cui la Brigata ebraica viene contestata il 25 aprile dai fanatici dei centri sociali. Ci colpisce quella posizione, non solo perché l'Anpi Milano ha sempre difeso la Brigata come parte essenziale della Resistenza, ma perché non si comprende come mai non tutti i liberatori dell'Italia vengano ricordati, e anzi alcuni siano discriminati.
Quanto a Israele, tutti gli attentati degli ultimi anni condotti con motivazioni antisioniste, basti pensare a quello dell'82 alla sinagoga di Roma, alla fine sono a andati a colpire ebrei, come il piccolo Stefano Gaj, che certo non aveva niente a che fare col Medio Oriente».AlGia
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