Volti femminili nascosti, oscurati da retaggi patriarcali e misogini. Anche a Milano, anche in pieno centro capita di incontrare donne sottoposte al velo integrale, che copre tutto il corpo o lascia scoperti solo gli occhi. La liceità di burka e niqab è a dir poco controversa e del velo simbolo della sottomissione femminile si torna a parlare per la vicenda di Prato, dove una donna è stata condotta in questura e multata perché passeggiava indossando il niqab. Il caso viene sollevato dall'ex vicesindaco Riccardo De Corato, che da un lato sottolinea come il niqab configuri una violazione della legge Reale (secondo la quale «è vietato l'uso dicaschi protettivi o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso ilriconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senzagiustificato motivo») e dall'altro incalza: «La stessa violazione a Milano non viene minimamente presa in considerazione, permettendo dunque alle donne musulmane di girare indisturbate a volto integralmente coperto per il centro della città».
Provvedimenti locali anti-velo spesso non hanno vita facile. Per i «giustificazionisti» infatti, una tradizione «religiosa» (o supposta tale) configurerebbe un «giustificato motivo» previsto dalla legge. Anche per questo i Comuni che hanno adottato divieti o restrizioni hanno speso trovato un argine nelle prefetture.
Ma la Lombardia ha adottato la «linea dura»: esiste - ricorda De Corato - una legge che vieta l'utilizzo ditali indumenti che rendono impossibile il riconoscimento in ospedali e uffici regionali. «Sindaco e Questore - chiede il capogruppo Fdi - seguano la linea della Regione e facciano rispettare la legge in nome della sicurezza» chiede De Corato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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