Cronaca locale

Un viaggio nel mistero di Tutankhamon tra antichi reperti ed «effetti speciali»

A Palazzo Reale rivive il mito del faraone e la sua lotta con le tenebre

Francesca Amè

Se siete tra gli allergici alle cosiddette mostre immersive non temete: «Viaggio oltre le tenebre. Tutankhamon Real Experience», che ha appena aperto a Palazzo Reale, non è solo una mostra mulmediale, con tanti effetti e poca sostanza. È esattamente il contrario, e merita la visita. L'esposizione è scandita in tre sezioni: un video introduttivo di grande effetto, il cuore della mostra vero e proprio e la parte finale multimediale. Nella sezione archeologica piacerà ai bambini la luce violetta che si è scelto di utilizzare sono esposti una settantina di preziosi oggetti provenienti dall'Archeologico di corso Magenta e dall'Archeologico di Firenze. Ci raccontano di quanto la vita ultraterrena fosse concepita dagli antichi egizi come un proseguimento di quella quotidiana: esposti oggetti e monili che parlano di gioie e aspettative ma anche di timori del giudizio divino. Sarà il defunto degno di vivere la sua esistenza anche dopo la morte? Pezzo forte della mostra è il «corredo Busca», una storia milanese che merita di essere raccontata. Il marchese milanese Carlo Ignazio Arconati Busca Visconti (1791-1850) appartiene a quella generazione di lombardi appassionati esploratori ottocenteschi che viaggiarono molto in Egitto: in mostra troviamo alcuni dei tesori più significativi della sua collezione ossia una mummia, un raffinato sarcofago dipinto e un papiro lungo 7 metri che, da solo, merita la visita. Si tratta di un pezzo, acquistato dal marchese e poi ceduto da di lui figlio all'antico ospedale di Milano, che proviene dall'archivio dell'Ospedale Maggiore: s'intitola «Libro per uscire al giorno», è redatto in geroglifico corsivo con brillanti illustrazioni, disposto su due colonne. Datato agli inizi del tredicesimo secolo avanti Cristo, spiega ai sacerdoti come avrebbero dovuto essere costruiti gli amuleti per essere davvero efficaci («prediligete ciò che gli dei gradiscono», si legge). Tra i vari reperti esposti, spicca la statua candida del dio Amon, con le sembianze del giovane Tuta khamon, in prestito dalla Fondazione Fritz Beherens e dal Museo Anugst Kestner di Hannover: l'ultima parte della mostra si sofferma sulla controversa figura del sovrano Akhenaton, padre di Tutankhamon, il faraone «bambino» che salì al trono 8 anni e la cui tomba funeraria, scovata giusto cent'anni fa, è la più completa mai ritrovata. Il padre di Tutankhamon abolì il politeismo nel regno per imporre il culto di Amon, ma questa imposizione non piacque né ai sacerdoti né al popolo: deposto il faraone «ribelle» e nominato in tutta fretta il figlio Tutankhamon, furono ristabiliti i culti di prima. La religione, in Egitto, è affar di Stato: serve a mantenere saldo il potere e a rassicurare i sudditi di un regno molto vasto. La parentesi monoteista di Akhenaton avrebbe messo tutto in discussione e la società rigidamente piramidale non era pronta a questa rivoluzione culturale.

Il finale dell'esposizione multimediale: le audioguide dotate di sensore ci accompagnano in due grandi sale in cui riviamo la scoperta della tomba di Tutankhamon e poi sarà proprio lui, il faraone-fanciullo a condurci tra le regioni oscure dell'Oltretomba, fino alla conquista dell'immortalità.

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