La voce di un parroco tra celle e quartieri

La voce di un parroco tra celle e quartieri

«Vengo qui in mezzo a voi come sacerdote, entro in Milano come sacerdote». E Papa Francesco sottolinea la sua affermazione con un gesto della mano, per poi aggiungere: «Il sacerdote cristiano è scelto dal popolo e al servizio del popolo; il mio sacerdozio, come quello del vostro parroco e degli altri preti che lavorano qui, è dono di Cristo, ma è tessuto da voi, dalla vostra gente, con la sua fede, le sue fatiche, le sue preghiere, le sue lacrime Questo vedo nel segno della stola». Il Papa fa il parroco per un giorno in una città che si ferma a salutarlo, ad applaudirlo a pregare con lui in una giornata dove l'attesa della papa-mobile che gira tra centro e periferie è contagiosa. «A Roma ci siamo quasi abituati- racconta un ragazzo che è arrivato dalla capitale a trovare alcuni amici- Ma è giusto così. È giusto che una città si fermi quando passa il Papa perché dà il senso giusto a ciò che sta accadendo...». Migliaia di persone in via Salomone per incontrare e salutare Francesco, migliaia di fedeli in Duomo, migliaia di mani che salutano lungo le strade che lo portano tra i detenuti a San Vittore. E poi lo spettacolo di un popolo infinito di pellegrini nel parco di Monza per la sua messa, degli spalti gremiti di San Siro per il saluto ai cresimandi e per rispondere alle domande dei più piccoli.

Ad accoglierlo ovunque una folla entusiasta, conquistata dalla grande umanità che il Papa trasmette quando passa, quando si frema, quando stringe mani e accarezza anziani, bimbi, uno per uno, come un «don» all'oratorio. E invece è Francesco, capace di colpire al cuore una città moderna, veloce, tecnologica e futura che però per un giorno si ferma ad applaudire il «suo» parroco.

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