
Difficile dire come andranno questi ballottaggi per scegliere i sindaci di tanti Comuni anche lombardi, ma già alla vigilia un bilancio è possibile farlo. E senza timore di essere smentiti, perché soltanto un mese fa nessuno avrebbe avuto alcun dubbio che per il centrosinistra sarebbe stata una passeggiata. Un cappotto di vittorie, con magari qualche incursione dei «grillini» ancora spinti dall'adrenalina dell'antipolitica. E, invece, non è proprio andata così e già alla chiusura delle urne al termine del primo turno si è capito che qualcosa nell'elettorato è successo. Che il vento sta cambiando e che ancora una volta sondaggisti, capi partito e presunti esperti poco avevano capito dell'umore del Paese. Spazzati via le Cinque Stelle ormai cadenti che nemmeno a Sesto San Giovanni dove erano accreditati di una possibile vittoria sono riusciti ad andare al ballottaggio, tutti i candidati del centrosinistra hanno dovuto ammainare la spocchia del giorno prima. E ora la paura di cedere ai candidati moderati fa novanta a Monza, a Como, a Sesto, a Lodi. Ma anche ad Abbiategrasso, Legnano, Magenta, Senago, Melegnano e Buccinasco dove ad esempio quella dell'ex comandante dei carabinieri Nicolò Licata è stata una candidatura azzeccata.
Il motivo? Di certo un giudizio negativo sul governo Gentiloni che era nato per fare la legge elettorale e poi portare gli italiani al voto e, invece, la legge elettorale non è riuscito a farla (consentendo agli onorevoli di maturare le loro laute pensioni), mentre ha messo mano a una rivoluzione epocale come lo ius soli, la cittadinanza italiana da concedere a chiunque nasca qui.
Probabilmente ha contato anche l'operato di qualche sindaco di centrosinistra che ha lasciato piuttosto a desiderare come la Chittò a Sesto o Scanagatti a Monza. Di certo è cresciuta l'insicurezza e quindi la richiesta di sindaci forti. Poche ore e si saprà.