Non si dirada il polverone polemico sollevato dal tentativo del Campidoglio di imbrigliare perfino il lavoro dei cronisti di nera. Chiamato indirettamente in causa, il segretario dellAssociazione stampa romana Paolo Butturini, cerca di gettare acqua sul fuoco e, con una lettera che pubblichiamo a pagina 47, garantisce che il sindacato dei giornalisti non si fa condizionare da nessuno. Nessuna replica, invece, da parte dei due assessori (DElia e Touadi) che ieri avevano bacchettato i cronisti per come avevano trattato gli omicidi Moriccioli, Russo e Reggiani. Si è persa ogni traccia, infine, di Veltroni che si è tenuto alla larga da ogni polemica. Ma in futuro se ne dovrà occupare per forza, almeno quando dovrà rispondere allinterrogazione di Roberto Rastelli (Udc) sul finanziamento del contestato corso di aggiornamento. «Non lascerò - ha detto ieri il presidente della commissione Trasparenza del Campidoglio - che i soldi dei cittadini siano usati per manipolare linformazione cittadina». «Lassessore alla sicurezza Touadi - ha detto Rastelli - ha forse confuso la sua delega con quella per lindottrinamento dei media. Solo così si spiega la sua presentazione del corso come una riflessione sulla valenza sociale del proprio scrivere. Peccato che la riflessione auspicata non avrà luogo nel foro interno della coscienza, personale e professionale, dei giornalisti, bensì in unaula, con appositi docenti, un programma preciso e non più di 20 partecipanti». Il deputato di An Fabio Rampelli, che già martedì aveva denunciato il tentativo della giunta Veltroni di condizionare linformazione, parla ora di «prove». Rampelli ha estrapolato dei virgolettati (tratti da giornali sociali come confinionline.it e abitarearoma.it) di Touadi che non lasciano spazio a dubbi. Ecco qualche esempio: «Alcune forme di titolazione e di accostamento sono oltre la soglia della decenza. Il giornalista ha una forte responsabilità etica e sociale (...). Il tema di questo corso è pertinente e puntuale rispetto allultimo anno e mezzo che la città di Roma ha vissuto. È uniniziativa importante perché intanto i giornalisti si fermano a riflettere sul proprio operato e sulla valenza sociale che il proprio agire ha sullopinione pubblica, il rischio è quello di giocare tutto sul piano dellemotività e del pathos, perché è ciò che è più suscettibile a essere spettacolarizzato. E in questo senso si arriva però a una fuga dalla realtà che è estremamente pericolosa».
«Abbiamo la conferma - spiega Rampelli - di quanto Veltroni si sia infastidito per come la stampa ha affrontato il tema dei nomadi, quello degli omicidi Moriccioli e Reggiani, quello dellimmigrazione clandestina a Roma».UNA REPLICA DELLASR A PAGINA 47
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