Da Minghella al mostro del Circeo Quando le toghe spalancano la cella

Il lungo elenco di chi, rimesso in libertà, è tornato a uccidere

da Roma

È lunghissimo l’elenco delle «scarcerazioni facili» eppure i giudici italiani non sembra facciano esperienza. Una polemica riaccesa dopo i casi di questi giorni con l’omicidio di Maria Antonietta Multari, uccisa da Luca Delfino, suo fidanzato indagato, ma a piede libero, per l’omicidio di un’altra sua fidanzata. Colpevole per la polizia, ma non per i giudici di Genova secondo cui non erano stati raccolti elementi sufficienti trattenerlo in cella. Ma andiamo più indietro per fare solo alcuni esempi in una lista sorprendentemente estesa. È il febbraio 2006 quando Antonio Palazzo, 41 anni originario di Potenza, uccide la sua ex fidanzata, Chiara Clivio, da cui era stato più volte denunciato per maltrattamenti. Palazzo stava scontando una condanna per tentato omicidio. Scarcerato nel 2004, era stato affidato in prova ai servizi sociali. Sempre a febbraio Antonio Dorio, in semilibertà, non torna nel carcere di Sant’Anna. Fermato dai carabinieri uccide il brigadiere Cristian Scantamburlo prima di essere ucciso a sua volta. Nel 1991 Dorio aveva massacrato con settanta coltellate una bigliettaia della stazione ferroviaria di Mezzolara di Budrio (Bologna), durante una rapina che gli aveva fruttato appena 300 mila lire. È ancora vivo il clamore della vicenda di Angelo Izzo, il massacratore del Circeo che in semilibertà uccide in provincia di Campobasso Maria Carmela Limucciano, di 48 anni, e Valentina Maiorano, di 14 anni, rispettivamente moglie e figlia di un esponente della Sacra corona unita di Lecce e collaboratore di giustizia. I giudici di sorveglianza nel 2004 avevano definito la scarcerazione di Izzo «indispensabile». Anche Maurizio Minghella, il «John Travolta della Valpolcevera» come lo chiamavano nelle discoteche della periferia genovese, condannato all'ergastolo per l'omicidio di quattro donne, dal ’95 era in stato di semilibertà. Durante il quale uccide altre tre prostitute. Ma non finisce qui. Antonio Mantovani, passato alle cronache come il «mostro di Milano» condannato per aver violentato e ucciso Carla Zacchi, 26 anni, impiegata, moglie di un suo amico, dopo 13 anni viene messo in semilibertà. In questo periodo, viene anche indagato per l’omicidio di Dora Vendola, ma non gli viene revocato il beneficio di pena, durante il quale uccide due donne. Per non destare sospetti Cataldo Spada invece si attiene scrupolosamente alle regole previste per chi accede alla detenzione parziale. Peccato però che prima di rientrare in carcere per rispettare il regime al quale era sottoposto già da un mese per scontare un cumulo di pene per oltre 4 anni di reclusione, uccide il ventunenne Leonardo Crogliano.
Luigi Iennaco anche lui in semilibertà, è invece considerato il mandante dell'omicidio del carrozziere Antonio Fulgido. Nell’aprile del 2003 ad uscire dal carcere per decorrenza dei termini di custodia cautelare è Mariena Sica, per tutti a Castelluccio dei Sauri (Fg) «l’assassina», che insieme ad Anna Maria Botticelli aveva strangolato simulandone il suicidio l’amica di scuola Nadia Roccia.

E sempre per decorrenza termini (e per un cavillo) escono dal carcere Salvatore Orfinio, Antonio Allocca e Mario Monaco, tre contrabbandieri che durante la fuga speronano e uccidono Ennio Petrosino e Rosaria Zaza.
È folle di gelosia Salvatore Longo, condannato a 10 anni per l’omicidio dell’amante della moglie. Liberato per seminfermità mentale e buona condotta uccide la donna con 20 forbiciate.

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