Politica

Il ministro rientra in Italia: «Mi stanno infangando»

STRATEGIA La linea è ribattere alle accuse punto per punto, in Procura e in Parlamento

RomaDoveva essere una missione di due giorni. Prima il vertice con le autorità tunisine per firmare un accordo che riguarda la realizzazione di una centrale elettrica; subito dopo l’incontro con gli imprenditori italiani che operano nel paese africano. Poi ieri, nel giro di quattro ore, il programma di lavoro di Claudio Scajola è cambiato. Tornerà in Italia già questa mattina molto presto, con un giorno di anticipo rispetto all’agenda. Niente incontro con gli imprenditori.
La spiegazione ufficiale l’ha data una nota ieri sera: «Per esaminare gli emendamenti al decreto incentivi». Ma la notizia ha fatto riprendere quota alle indiscrezioni che si erano rincorse per tutta la giornata e alle quali aveva dato corpo il sito Dagospia: «Conto alla rovescia per Scajola. Attese le sue dimissioni a ore». Indiscrezione smentita implicitamente nel pomeriggio e, più esplicitamente, in serata, parlando con i collaboratori mentre stava per prendere l’aereo di ritorno: niente dimissioni. Se Scajola torna, insomma, è per attaccare, non per difendersi. Meglio gestire in prima persona una vicenda che è sempre più complicata e rischia di sfuggire di mano.
La linea è quella di ribattere, punto per punto, alle accuse. Dopo il decollo dall’aeroporto Villanova d’Albenga con il volo di Stato, direzione Tunisia, le uniche notizie sul ministro erano quelle ufficiali del dicastero. Come l’annuncio di ispezioni urgenti nei pozzi petroliferi nel mare italiano, disposte da Scajola per prevenire ecodisastri come quello gravissimo del Golfo del Messico. Poi le cronache dei giornalisti che gli davano la caccia, senza strappargli una parola sul caso G8 e, tanto meno, sulle possibili ripercussioni.
Una risposta alle voci su dimissioni imminenti, andava comunque data. Ed è arrivata, più tardi, con una nota ufficiale dalla quale già emergeva chiaramente che Scajola non ha nessuna intenzione di dimettersi.
Il ministro è andato al contrattacco. Ha preso di mira le ricostruzioni fatte dai giornali sulla vicenda per la quale è stato tirato in ballo. La mia persona «è quotidianamente infangata»; «sottoposto di fatto ad un vero e proprio processo mediatico che si basa su dichiarazioni rese da terzi, il cui contenuto mi è ignoto ed in una vicenda nella quale l’unico dato realmente certo è che non sono indagato». Il riferimento è alla conferma delle tesi dell’architetto Angelo Zampolini sull’acquisto dell’appartamento. Scajola ha annunciato di avere dato mandato al proprio legale «di intraprendere tutte le iniziative che si renderanno necessarie a mia tutela».
Il ministro accusa l’informazione e la pubblicazione di «ampi stralci di affermazioni che sarebbero state rese da persone sentite nel corso delle indagini preliminari. È oramai parecchio tempo che ciò avviene con la peculiarità che, ogni giorno, le dichiarazioni riportate sui quotidiani si arricchiscono di nuovi particolari, anche contrastanti con quanto già pubblicato, ed asseritamente riferiti da soggetti ascoltati nell’indagine. Tutto ciò accade - conclude Scajola - senza che l’autorità giudiziaria competente sia in grado di arginare questa inarrestabile e illegittima divulgazione di notizie».
Non sono mancate le rassicurazioni alle opposizioni che chiedevano al ministro di riferire in Parlamento. «Così come richiesto dai capigruppo del Partito democratico, sarà possibile». Quindi parlerà alle Camere, ma «dopo la mia audizione come persona informata sui fatti, già fissata con la Procura della Repubblica di Perugia» per il 14 maggio prossimo.
Per tutta la giornata di ieri le agenzie di stampa sono diventate il campo di battaglia dei fronti contrapposti. Da una parte i colleghi del Pdl con le loro dichiarazioni pro-Scajola, gli attestati di stima e la solidarietà. Dall’altra l’offensiva delle opposizioni; una delle più pesanti della sedicesima legislatura: dalle richieste di dimissioni alla mozione di sfiducia individuale annunciata da Italia dei valori. Clima pesante anche in ambienti più vicini al ministro. Nello «Spazio azzurro», sfogatoio degli elettori Pdl che affidano le loro opinioni a Internet, ieri erano in molti a chiedere le dimissioni del ministro che «si è fatto prendere con le mani nella marmellata». Scajola, comunque, non intende subire. Archiviata la missione in Tunisia vuole tornare al lavoro. Sicuro che dietro la campagna stampa ci sia una regia.

Ma anche certo di potere contare sul sostegno del governo.

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