nostro inviato a Fuji
Papà Anthony ha lo sguardo gentile di sempre. Sarà per via dei 110 milioni in cinque anni che pare la McLaren-Mercedes sia pronta ad offrire per tenere suo figlio stretto a sé. «Siamo diventati un esempio per tutti coloro che hanno poco e che sperano di farcela. La storia di Lewis, il suo impegno, i risultati ottenuti rappresentano un segnale importante per chi, come noi, proviene da situazioni disagiate o di emarginazione. Quante lettere riceviamo» dice questo 46enne che ha fatto tutto i lavori più disparati per curare il figlio Nicolas, disabile. Signor Hamilton, quanti problemi tra suo figlio ed Alonso?
«Per Alonso, non per noi. Forse lui, venendo in McLaren, pensava di trovarsi in una situazione simile a quella che aveva con Fisichella alla Renault. È stato Fernando a non volerci più parlare. Sarebbe bello che si chiarissero. Quanto alla rivalità,si spiega solo in un modo: la competizione che hanno dentro. Mio figlio, anche dal benzinaio, vuole fare il pieno prima».
Si aspettava che Lewis si trovasse a un passo dal mondiale?
«No. Di solito s'adatta il primo anno e al secondo domina. L'anno prossimo sarà ancora più forte».
Con un anno di esperienza.
No, di più. In questi 5 mesi di F1 ha imparato come in 5 stagioni. Ha vinto, è in vetta al mondiale, è in conflitto con un compagno campione del mondo; e poi tutti i problemi politici, la vicenda Ferrari-McLaren, testimone al processo il giovedì e in pista il venerdì. Per cui mio figlio, quest'anno, ha fatto una vera full immersion, ha preso un master universitario in F1».
Tre gare per il titolo.
«Gli ho detto di affrontarle come fossero le prime dell'anno, altrimenti sbaglia».
Il gossip su di lui.
«Lui sa di essere un esempio per i giovani, non vuole che leggano storie strane. Non si fa prendere da denaro, feste, non è un playboy e non vuole esserlo».
In Italia ha molti fan.
«La gente tifa per chi se lo merita e a prescindere dalla nazionalità di auto e piloti. E poi noi siamo stati tre anni nel vostro Paese».
E magari un giorno alla Ferrari.
«Mai dire mai.
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