Cultura e Spettacoli

«Mio padre è Peppino Di Capri però mi ha scoperto D’Alatri»

Finora di lui s’era parlato solo per il flirt avuto con l’attrice americana Lindsay Lohan quando si faceva chiamare Dario Faiella, che poi è il suo vero nome. Adesso che ha scelto con atto notarile di chiamarsi Dario Castiglio, se ne parlerà per il debutto nel cinema. A marzo, infatti, lo vedremo protagonista del film di Alessandro D’Alatri Sul mare. «La storia - come spiega egli stesso -, di un barcaiolo di Ventotene dalla vita che sembra un materasso double face: d’estate lavora coi turisti, d’inverno fa il muratore a Formia». Come capita a molti abitanti di Ponza e Ventotene. Un’interpretazione che ha già due ammiratori convinti: la madre Giuliana e il padre Peppino. Peppino Di Capri. Già, perché Castiglio è figlio d’arte. Ha 23 anni e una gran voglia di farcela.
Da Faiella a Castiglio, perché?
«Il cognome non mi piaceva, artisticamente. E poi voglio camminare con le mie gambe ed evitare che la gente pensi: “è figlio di Peppino Di Capri, un raccomandato...” Cosi ho cambiato. Mio padre ha scelto il nome dell’isola in cui è nato, io mi sono accontentato di una sua parte: la collina di Castiglione, dove giocavo da bambino.
Quando è nata la passione per lo spettacolo?
«Da ragazzino. Casa nostra era frequentata da Christian de Sica, Renzo Arbore, Aurelio De Laurentiis. Cinque anni fa mi sono trasferito a Roma per studiare recitazione. Poi ho avuto piccoli ruoli nelle fiction Ris e Distretto di Polizia. All’epoca ero ancora Faiella.
Come è stato scelto da D’Alatri?
«Alessandro cercava il protagonista maschile del suo nuovo film. Lo voleva giovane, biondo, piacente, con l’accento napoletano e che non fosse completamente a digiuno di recitazione. Mi sono presentato al provino e D’Alatri mi ha chiesto come immaginavo Salvatore, il personaggio che interpreto. Il giorno dopo mi ha telefonato: “Dario, il ruolo è tuo”. Poi, sul set, mi disse che la prima volta non mi aveva collegato a mio padre».
Come definirebbe «Sul mare»?
«Non una storia generazionale, alla Moccia, per intenderci. Ma una struggente storia d’amore, tratta dal romanzo In bilico sul mare di Anna Pavignano, la sceneggiatrice preferita di Massimo Troisi. Salvatore si innamora di una turista, Martina, interpretata da un’altra giovane esordiente, Martina Codecasa. All’inizio è ricambiato, poi lei lo lascia».
Papà le dà consigli?
«Soprattutto uno: di non demoralizzarmi se le cose dopo il film andassero male. Ma non voglio mollare, sono determinato. E poi ho vissuto gli alti e bassi di mio padre. Saprei come comportarmi.
Diranno «lavora perché è il figlio di Peppino Di Capri».
«Lo diranno, certo. Però non faccio il cantante, come mio fratello Edoardo che ha dovuto trasferirsi all’estero con la sua rock band, The Kitsh, per evitare paragoni con papà.
Che ricordi ha della sua infanzia di figlio di padre famoso?
«Mi colpiva il fatto che, a differenza dei papà dei miei amici, lui la mattina non andasse a lavorare. Lui la mattina dormiva, perché aveva suonato fino all’alba in qualche locale famoso di Napoli. E ricordo i suoi scatti da centometrista. A cena si alzava di botto e andava di corsa nel suo studio a comporre al pianoforte il brano che aveva in testa».
E qual è la sua canzone che preferisce?
«Il Sognatore... Roberta proprio no. Papà l’ha composta per la prima moglie.

Se dicessi che mi piace, mamma mi toglierebbe il saluto per sempre».

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