Agli inferociti che hanno telefonato hanno detto di no. Volevano andare con i cartelli, stasera, «Gianfranco spiegaci Montecarlo», e a fischiare, tutte le sere. «Ma li abbiamo dissuasi - racconta Mauro Malaguti, che qui in Emilia Romagna è consigliere regionale Pdl, con un passato in An e prima nell’Msi - perché vede, purtroppo ci siamo conosciuti tutti lì, ma se adesso ci presentiamo lì finisce a botte».
Lì, a Mirabello, una volta se le davano coi comunisti, c’era Vittorio Lodi che si portava tutta la famiglia a montare le cucine e gli stand, «un lavoraccio e ci voleva coraggio, in mezzo ai compagni» ricorda Filippo Berselli, oggi senatore Pdl, per 26 anni mente politica della festa Tricolore. È a lui che Giorgio Almirante telefonò una sera d’estate, era il 1987, per dirgli: «Lo faccio da te l’annuncio», perché «qui io avevo il controllo totale, rautiani non ce n’erano», e allora quale palco migliore per passare il testimone a Fini. Un anno dopo Almirante moriva. «E vent’anni dopo a ricordarlo a Mirabello c’era Donna Assunta, ma Gianfranco non si vide» sibila Malaguti. Loro comunque erano tutti finiani, qui. Lo aveva detto Almirante, quindi così era. Poi è successo tutto. Dopo tanti anni Berselli, da coordinatore regionale Pdl, ha nominato Lodi coordinatore cittadino, un riconoscimento. «Gli ho detto: “Firma tu la richiesta di occupazione di suolo pubblico per Mirabello”. Un gesto di fiducia». E Lodi è scappato coi permessi. Quando Berlusconi e Fini non se le sono mandate a dire nella direzione nazionale del Pdl, Berselli e Lodi hanno rotto trent’anni di amicizia. «Fini non lo riconoscevo già da un po’, fra gli immigrati e i temi etici. Quel giorno io mi sono trovato a scegliere fra la fedeltà a una persona e la fedeltà ai miei valori, e ho scelto i valori» racconta Berselli. Lodi no. «Mi disse: ce lo ha detto Almirante di stare con Fini. E io: ma se Fini ti dice di buttarti nel pozzo che fai? Risposta: se Fini mi dice di non parlarti più, non ti parlo più».
Risultato: «Questa è la ventinovesima edizione della festa Tricolore, ma in realtà è la prima edizione della festa di un nuovo partito» analizza Berselli. Anzi, «di una corrente», annota Malaguti. Perché non c’è molto da dire. Il «vecchio Mis» è diventato An, e An è diventata Pdl. Futuro e libertà è altro. «È il tentativo fallito di Fini di far cadere il governo - dice Berselli - non siamo mica stupidi qui. Fini ha provato a fare come D’Alema con Prodi. Solo che gli ex di An non l’hanno seguito». E ora si è preso «il luogo storico della destra» per dire qualcosa di sinistra, «il sindaco di Mirabello, la Poltronieri del Pd, dopo aver ascoltato Granata ha detto: “Questi finiani sono più a sinistra di me”». Loro comunque a chi ha telefonato hanno detto di no. State a casa, ci vediamo il 7 a Bologna, alla festa ufficiale del Pdl. «Altro che contestatori della Brambilla, la verità è che senza di noi non c’è nessuno a Mirabello, l’altra sera al dibattito erano in venti - avverte Malaguti - da Fini ci andranno, la gente è curiosa, persino i compagni mi hanno chiamato per dire che ci saranno, e poi stanno facendo i pullman da tutta Italia, visto che i nostri da qui non ci vanno». Intanto c’è che questa non è più la festa della destra.
Per la platea e per il palco. E per i dettagli: durava dodici giorni, ne dura sei. Questione di costi, «pare una battuta, ma la festa è in rosso, l’anno scorso c’erano 70mila euro di scoperto, saldati fra Pdl e sponsor» dice Berselli. Quast’anno paga il Fli.
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