Il miracolo Virtus: guarda tutti dall’alto

Basket: dal fallimento alla vetta, la parabola di Bologna. Inciampa Milano

Oscar Eleni

La Virtus Bologna canta nel suo giardino l’opera da tre soldi, perché quando c’è storia, entusiasmo niente è impossibile, strappa il velo al campionato, lo invade con il canto dei suoi 7012 tifosi, trova, dopo 4 anni - l’ultima volta, 11 novembre 2001, condottiero Messina - il primo posto in classifica che da ieri sera divide con il Montepaschi schiantato dalla sua difesa, e con la Benetton salvata a Roseto, nell’ultimo minuto, dai tiri da tre di Mordente e Nicholas. L’Europa intossica Milano e Siena, appesantisce la Benetton che però si salva nell’ultimo assalto a Roseto, dà un respiro vivo ai campioni della Fortitudo che nel terzo tempo devasta Roma con la lancia di Marco Belinelli, uno degli italiani per i quali vale la pena battersi, uno come il Bargnani che a Roseto ha stoppato Morlende nell’attacco decisivo.
Giornata speciale per Bologna basketcity, come urla nei microfoni Claudio Sabatini, l’uomo che si è battuto per ridare alla Virtus il teatro più prestigioso, quello da dove non avrebbe mai dovuto essere allontanata. Il creativo delle Vu nere che ancora parla di salvezza, sembra però Benigni nei suoi canti d’amore, passando a stringere le mani di quelli che in prima fila fa sedere sulle poltrone di velluto del teatro Duse, una prima fila dove è tornato Lucio Dalla, abbracciando idealmente il suo allenatore macedone Zare Markovski che attira nella trappola il Montepaschi e lo stordisce prima di affiancarlo in testa al campionato. Sabatini crede in basket city anche se non immaginava che la Climamio avrebbe fatto il sacco di Roma. Forse non ci credeva nessuno, ma il terzo tempo della Fortitudo, un 36-9 stordente, con Belinelli mago delle triple 7 su 11, ha detto che su Repesa e i nuovi marinai del brigantino biancoblù non è mai saggio essere troppo esigenti quando i lavori sono in corso e ieri qualche minuto ha giocato anche il giovane Bruttini appena preso da Siena.
Perde il treno per il primo posto, pur avendo tentato di tutto, e non da sola, nell’ultimo quarto, affrontato sotto di 16 punti, l’Armani infilzata dall’ultimo canestro del ventitreenne Delonte Holland, nella giornata in cui Matteo Boniciolli si toglie un altro sassolino dalla scarpa portando Teramo a fare il grande colpo, resistendo anche allo strabismo dei Cerebuch. Per l’allenatore triestino giornata speciale perché fu lui, in un derby vinto a Bologna contro la Virtus, a chiudere il regno della squadra di Messina in quel novembre un po’ più freddo di questo. Ieri ha soltanto cercato nel ventre molle di questa Olimpia così distante dal gruppo di pirati dell’anno scorso, una squadra non squadra che si era salvata di pochissimo a Vilnius contro una delle peggiori formazioni di eurolega. Ma restiamo a Bologna e a Markovski che ha costruito il suo capolavoro psicologico prima che si scatenasse Bluthenthal (19 punti, 6 su 15 al tiro), imprigionando Siena con la difesa e a rimbalzo (45-29, con Milic gommolo da 13 recuperi), utilizzando ogni pedina per quello che può dare, persino il giovane Gugliotta che magari farà sorridere qualche vecchio principe, ma che pure è un ragazzo cresciuto in Italia e arrivato in serie A dopo una vita certo non facile.

Per la Virtus serviva tutto e anche segnando solo 4 tiri su 12 da 3, con il 68% ai liberi, ha potuto legare le mani di questa Siena senza Datome, dove Hamilton e Woodward sono andati per conto loro, così come Kaukenas, prigionieri di una difesa nella quale si è visto andar bene anche Carl English atteso con pazienza e forse pronto per un dolce inverno.

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