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Mistero al ministero Ecco chi terrà in mano le chiavi della cultura

Cosa cambia al Collegio Romano. Attese con ansia le nomine di Ornaghi, neotitolare del dicastero Inossidabili gli alti burocrati Nastasi e Cecchi. L’incognita Resca

Mistero al ministero  Ecco chi terrà in mano  le chiavi della cultura

L’arrivo di un nuovo ministro è sempre qualcosa di spiazzante, figurarsi in una macchina enorme come quella del Ministero per i Beni e le attività culturali italiano. Un carrozzone che nel bene e nel male deve gestire uno dei patrimoni artistici più grandi del mondo.
Bene, il fatto che il titolare del dicastero sia ora un «tecnico», l’ex rettore dell’Università cattolica Lorenzo Ornaghi, non sembra aver semplificato le cose in Via del Collegio Romano al 27, anzi. La situazione ha iniziato ad apparire anomala sin dal cambio della guardia. Un colloquio tra Galan e Ornaghi della durata di appena una decina di minuti. Con Ornaghi accompagnato da una sola persona presentata come «mio nipote».

Abbastanza per mettere in allarme i cento dipendenti del ministero la cui nomina spetta direttamente al ministro e che dovrebbero essere riconfermati o sostituiti entro una trentina di giorni. Dopo il primo choc, «ma come neanche un portaborse?», è subito partita la caccia al contatto diretto. L’ufficio stampa della cattolica, ci dicono ridendo alcuni ben informati, è stato tempestato di telefonate di persone che volevano parlare con Ornaghi. La laconica risposta: «Non ci occupiamo più noi del professore».

E così il ministro, la cui «nomina» è avvenuta al telefono mentre faceva lezione (i suoi studenti l’hanno subito diffusa su twitter battendo le agenzie), è diventato subito uccel di bosco: silenzio stampa, «avremo tempo per tante conversazioni in seguito». Avanti così almeno sino alla fiducia (al Ministero comunque non contano di vederlo prima di martedì). Così è scattato un toto nomine giocato al buio.

Quasi inevitabile è considerato l’arrivo di consiglieri di area cattolica, la prima persona a cui Ornaghi ha telefonato dopo la nomina pare sia stato Rocco Buttiglione che fu suo mentore volendolo all’università di Teramo. C’è chi si spinge a dire che potrebbe venir scelto qualcuno vicino all’Ufficio Nazionale per i Beni culturali ed Ecclesiastici della Cei. Ma i più si limitano a osservare «che ha un intero bacino di professori universitari vicini a lui tra cui poter scegliere... Non è certo quello il suo problema». Molti danno per quasi inevitabile l’arrivo a Roma con lui di Gerardo Ferrari che si occupa della comunicazione in Cattolica.

Quanto alla «macchina» del ministero: improbabile possa toccarne i capisaldi. Sembra scontata la riconferma di Salvatore Nastasi a Capo di Gabinetto. Nastasi - 38 anni, fisico imponente, carriera brillantissima, genero di Giovanni Minoli e legato politicamente a Gianni Letta - è stato il vero e proprio deus ex machina degli ultimi mesi dell’era Bondi, quasi in un ministro in pectore. E se con l’arrivo di Giancarlo Galan il suo ruolo è tornato a essere quello di un grand commis nessuno crede si possa far funzionare il ministero senza di lui. Un ministro digiuno dei meccanismi amministrativi sostituendo il capo di gabinetto, secondo i rumors interni, «poi non tocca palla per sei mesi...».

Un ragionamento replicabile anche per l’altro uomo forte: il segretario generale Roberto Cecchi che ad un certo punto ha partecipato al toto ministri e che è stato al centro della gestione dell’affaire della Valle-Colosseo. Anzi c’è chi considera Cecchi ancora in corsa per il sottosegretariato. La permanenza di questo «ticket» comunque segnerebbe il declino definitivo dell’astro di Mario Resca. Fortissimamente sostenuto da Bondi e dallo stesso Berlusconi per svecchiare il ministero e dargli una impostazione più orientata al mercato, il suo ruolo era già stato ridimensionato da Galan. Insomma una sfida tra l’amministrazione tradizionale e il nuovo. In ogni caso Resca contrattualmente è garantito sino all’agosto 2012.

Si chiuderà molto prima la questione di una scelta per la Biennale di Venezia. Ma sulla riconferma di Paolo Baratta non sembrano esserci dubbi, dopo la rinuncia di Giulio Malgara. Baratta ha ottenuto durante il «duello» un lungo elenco di solidarietà (lo hanno «soccorso» Nicholas Serota, direttore della Tate Gallery a Londra, Kathy Halbreich, direttore associato del Moma di New York, Bernhart Schwenk, curatore della Pinacoteca di Monaco, Jarrett Gregory, curatrice del New Museum di New York, Alfred Pacquement, direttore del Centre Pompidou...).

Insomma Ornaghi dovrebbe «vidimare» l’incarico, evitando tensioni. Quanto a Salvatore Settis forse si ragiona per qualche premio di consolazione, ma chissà quale... Più difficile capire come si svolgerà lo spoil sistem di piccolo cabotaggio. Potrebbe finire male per Alain Elkann che già con Galan si era trovato praticamente senza ufficio e che ha il contratto in scadenza il 21 novembre (pare però che ultimamente si sia legato a Cecchi).

Più in là inizierà il valzer delle fondazioni e dei musei: Triennale, Museo Egizio, Rivoli. A esser maligni però si può pensare che non ci saranno scossoni. Come dice qualcuno: «La Bce non ha dettato linee guida per la cultura... i fondi saranno pochini, la tentazione quella di non crearsi problemi...».

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