Il mondo della distribuzione automobilistica europea si confronterà a Verona, il 13 e 14 maggio, all«Automotive Dealer Day» per capire come affrontare e superare una delle crisi industriali più profonde degli ultimi decenni. «Per questo negli oltre 7mila metri quadri della Fiera afferma Enrico Gallorini, ad di Quintegia, società che organizza la manifestazione - ci saranno una trentina di workshop che verteranno sia sullo scenario futuro dalla riorganizzazione del settore al contesto post-vendita sino al quadro normativo sia sul mercato dai veicoli nuovi a quelli usati. Sei sessioni in cui si avvicenderanno relatori anche deccezione, come lex arbitro Pierluigi Collina, per trasmettere contenuti, stimoli e metodologie a concessionari e distributori (i dealer-ndr), riparatori autorizzati e indipendenti, manager di case automobilistiche, fornitori di prodotti e servizi per dealer e officine, e altri soggetti del settore».
Un dialogo che coinvolgerà anche Giuseppe Tartaglione (ad di Volkswagen Group Italia), Gaetano Thorel (presidente di Ford Italia) e Markus Schrick (ad di Toyota Motor Italia). Perché se è vero che le scelte industriali per affrontare la crisi competono ai vertici delle case, è parimenti vero che è la rete di distribuzione a dover poi vendere le auto ai clienti. «Circa l80% delle auto immatricolate in Italia afferma Filippo Pavan Bernacchi, presidente dellUnione Concessionari italiani del gruppo Fiat - sono vendute dalle case alle concessionarie». Una «ragnatela» che anche allestero ha avuto grande peso. «Il vero asset spiega Pavan Bernacchi - è e sarà il canale distributivo, e nellaccordo Fiat-Chrysler se Torino mette a disposizione la sua tecnologia allavanguardia, la contropartita più importante che gli americani offrono è la presenza capillare e competente dei suoi concessionari». Dealer americani storicamente bravi a «fare squadra». «Hanno una lunga tradizione di associazionismo argomenta Giuseppe Volpato, docente universitario e presidente del comitato scientifico della manifestazione (nella foto) che si traduce in un potere negoziale più alto con le case per non avere un ruolo da gregario». Proprio le fusioni sottoporranno gli imprenditori a nuove sfide perché dovranno armonizzare marchi e modelli che oggi sono concorrenti diretti.
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